Torna a Feletto la piastrina dell’alpino morto in Russia

TAVAGNACCO. Una piastrina, in guerra, una medaglietta per identificarsi, un documento d’identità. Come sia arrivata nelle mani dei familiari resta un mistero.
Ma per Giannina e Gina Feruglio è stata un’emozione indicibile tenere tra le mani il piastrino di riconoscimento dello zio Danilo, alpino deceduto in prigionia nel campo di concentramento 81 di Krinovaja il 2 marzo 1943.
Sabato 22 settembre, nella sala consiliare, si è tenuta la cerimonia di consegna della medaglietta, parte integrante del foglio matricolare del soldato.
«Non si sa da dove arriva, a noi l’ha consegnata lo storico Giannino Angeli. E lui era un semplice tramite – spiega il capogruppo degli Alpini di Feletto, Daniele Manzardo -. Purtroppo della vita di Danilo non si sa molto».
Tracce della sua storia sono raccolte nelle lettere scritte dal militare tra il marzo del 1940 e l’8 gennaio 1943 e conservate dai familiari.
«Sono decine, me le hanno consegnate 25 anni fa – spiega Giannina Feruglio, figlia della sorella di Danilo –. Lo zio raccontava quello che gli accadeva, il freddo della Russia, le lunghe giornate a camminare... Chiedeva ai genitori come andavano le cose a casa, nella stalla, e come stavano gli animali perché era molto appassionato di uccelli. Era un tipo ottimista, devoto alla Madonna».
I Toso abitavano in via Udine, a Feletto. Danilo aveva un fratello maggiore, Gino, e quattro sorelle. «Erano una famiglia contadina, molto unita, e con il fratello aveva un rapporto speciale: entrambi avevano fatto la campagna di Grecia e di Albania, entrambi sono morti in Russia, Danilo a 23 e Gino a 27 anni».
Entrambi dispersi, del più giovane si sa che ha perso la vita campo di concentramento 81 di Krinovaja, del maggiore è noto che morto a Nicolajewka, il 25 o 26 febbraio.
Incredibilmente, «dalle lettere trapela anche un certo senso di colpa per aver lasciato i genitori da soli ad affrontare il periodo del raccolto» aggiunge Gianni Ciani, ex sindaco di Pagnacco e appassionato di storia che ha “studiato” con attenzione le lettere dell’alpino.
«Ci ha fatto piacere ricevere la piastrina – conclude Giannina –. I genitori, che sono morti nel 1962, hanno pianto per 20 anni i loro figli, ora almeno abbiamo un ricordo. Ci piacerebbe donarlo al tempio di Cargnacco».
Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Gianluca Maiarelli, il vicesindaco Moreno Lirutti, i rappresentanti della sezione Ana di Udine e dei gruppi Alpini del comune, il vicepresidente nazionale dell’Unione nazionale italiana reduci di Russia, Italo Cati, e gli alunni della scuola media di Tavagnacco, che hanno potuto approfondire un’importante lezione di storia.
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