TOMADINI RACCONTA LA STORIA DEL MITICO RIFUGIO POLICRETI

Sarà presentato questo sabato, 28 settembre, alle 17 a Palazzo Carraro, ex Menegozzi, ad Aviano nell’ambito delle manifestazione per il 150° di fondazione del Club Alpino Italiano il libro “Le pietre...

Sarà presentato questo sabato, 28 settembre, alle 17 a Palazzo Carraro, ex Menegozzi, ad Aviano nell’ambito delle manifestazione per il 150° di fondazione del Club Alpino Italiano il libro “Le pietre perdute – Nel piano del Cavallo sulle tracce del rifugio Policreti (1924 - 1944” di Mario Tomadini, accaedemico dell’istituto d’arte e cultura alpina del Gruppo italiano scrittori di montagna.

Il volume ripercorre le inedite vicende del rifugio Policreti al Piano del Cavallo, primo rifugio degno di tal nome nella montagna pordenonese. In origine la costruzione si chiamava Casera Brusada o Policreti (dalla famiglia proprietaria Policreti, ramo di Ornedo). Almeno dalla metà dell’800 la casera non era più in uso per l’attività di alpeggio e così i signori Policreti permettevano agli alpinisti, agli escursionisti e agli studiosi di accedervi per trascorre la notte o qualche ora di riposo. La neocostituita sezione autonoma del Cai di Pordenone per mezzo del suo primo presidente Rino Polon aveva chiesto l’affitto della costruzione per adibirla a rifugio alpino. Nel novembre 1924 era stato firmato il contratto d’affitto tra il Club alpino di Pordenone e Ida Negrelli Policreti, moglie dell’avvocato Carlo, già sindaco di Pordenone.

I lavori di ristrutturazione erano partiti e già nell’inverno 1924-25 alcuni sciatori pordenonesi, tra i quali Raffaele Carlesso, avevano usufruito del ricovero. Il rifugio Policreti, chiamato così in ossequio alla famiglia proprietaria dell’ex casera, era stato inaugurato il 2 agosto 1925 alla presenza di oltre 300 persone giunte a piedi dai sentieri che partivano da Aviano, Barcis e Dardago. A far da madrina era stata chiamata Maria Antonietta Piazza Policreti, figlia della Ida Negrelli e di Carlo Policreti. I primi gestori erano stati i Santin da Fiaschetti di Caneva, che avevano mantenuto la gestione fino all’autunno 1934 quando erano stati avvicendati dai Casagrande di Sacile.

In seguito ad alcuni contrasti sorti tra la sezione Cai di Pordenone e il custode Gio Batta Casagrande a quest’ultimo era stata tolta la gestione (1943). Intanto la guerra aveva raggiunto anche l’altopiano del Cavallo, divenuto terreno di scontro militare tra le truppe tedesche e la Brigata partigiana “Ippolito Nievo A” composta da unità garibaldine e osovane guidate da Mario Modotti “Tribuno” e da Pietro Maset “Maso”. Dopo l’incendio nazista di Barcis i tedeschi erano saliti nel Piano del Cavallo bruciando alcune casere e lo stesso rifugio Policreti. Nel dopoguerra (1951) l’Associazione alpini di Aviano aveva deciso di costruire una piccola chiesa per ricordare i Caduti in guerra e lo aveva fatto molto vicino ai resti del rifugio e così per erigere il manufatto era state usate alcune pietre bianche e squadrate appartenenti al rifugio e di conseguenza anche all’antica Casera Brusada. Intanto gli eredi Policreti avevano chiesto la rescissione del contratto d’affitto (sarebbe scaduto nel 1958) e il Club Alpino di Pordenone aveva deciso di costruire un altro rifugio (il Piancavallo) nella parte ovest dell’altopiano nella località Buse di Villotta. Del Policreti quindi rimanevano e ancora oggi rimangono alcune pietre che costituiscono il piccolo edificio originario degli alpini. Pertanto proprio la Chiesa alpina permette di riconoscere il sito (l’odierna zona Collalto) dove sorgeva il Rifugio Policreti.

Il volume si compone di 14 capitoli per 320 pagine corredate da eccezionali immagini d’epoca e documenti inediti.

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