Titolare del chiosco Paradiso rapinata sotto casa a Pocenia

Irene Del Piccolo sorpresa da due malviventi l’altra notte al rientro dal lavoro Sottratti 3 mila euro e gli effetti personali. La donna: ridatemi almeno l’agenda
Di Paola Mauro

POCENIA. L’hanno attesa fuori di casa, un’abitazione isolata nella frazione di Torsa di Pocenia, poco dopo l’una di notte. E quando è scesa per aprire il cancello, le si sono avvicinati. Irene Del Piccolo, la titolare del chiosco Paradiso, nell’omonima località sulla strada regionale 353, è rimasta paralizzata dalla paura, soprattutto alla vista del bastone che brandiva con fare minaccioso uno dei due uomini. L’altro malvivente si è avvicinato all’auto, ha aperto la portiera e preso la borsetta che la donna aveva appoggiato sul sedile del passeggero. All’interno circa 3 mila euro di denaro contante, l’incasso della serata, e tutti i suoi effetti personali. Poi i due si sono allontanati, nascosta nel buio, c’era un’auto con la quale si sono dati alla fuga.

A quel punto la donna ha trovato la forza di urlare per chiedere aiuto e con tutto il coraggio che è riuscita a recuperare in quel momento anche a tentare di seguire i due rapinatori, correndo in fondo alla stradina di ghiaia che porta sulla strada principale, ma è riuscita soltanto a sentire il rumore dell’auto che si allontanava.

Pochi gli indizi a disposizione dei carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Latisana, coordinati dal capitano Filippo Sautto, chiamati sul posto dalla stessa rapinata. I due malviventi hanno agito incappucciati. E non hanno parlato. Irene Del Piccolo da alcuni anni gestisce, in continuità con una tradizione di famiglia iniziata nel 1959 da suo suocero e poi seguita dal marito, il chiosco che si trova al bivio Paradiso: l’altra notte ha tardato un po’ più del solito per la presenza a cena di una compagnia di una trentina di persone. Poi la terribile esperienza di subire una rapina davanti a casa: «Mi sento ferita – ha raccontato ieri, poche ore dopo l’accaduto –, perché sono venuti a casa mia. E ancora non ho fiato per la paura. Per chi lavora è già un brutto periodo – aggiunge –, a giugno sono tre anni esatti che non mi tiro fuori lo stipendio, prima vengono il personale e i conti da pagare. Quei soldi che si sono presi erano per la luce e un fornitore, non so davvero come farò».

E per chi vive del proprio lavoro non c’è nemmeno il tempo di fermarsi per una lacrima di rabbia o soltanto per riprendersi dalla paura, che è stata davvero tanta: «Come facevo a stare a casa con 60 prenotati a pranzo – racconta, lanciando un appello ai due rapinatori –: mi hanno portato via tutto, soldi e documenti, ma almeno mi restituiscano l’agenda che c’era nella borsa, lì ho segnato tutto, il lavoro, le scadenze, gli impegni. Senza sono finita».

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