Tessuti e creatività: con i suoi paralumi Michael firma l’artigianato di design

Vive e lavora a Udine, dove ha aperto in centro l’atelier Abat-Jour. «Ho imparato il mestiere a Roma, come si faceva nel Rinascimento»

C’è chi fin da bambino sa cosa vuol far da grande. E chi lo scopre strada facendo, magari inseguendo prima un altro sogno e inciampando poi – felicemente – in una delle “sliding doors” che offre la vita.

Prendiamo il ventottenne triestino Michael Genovese: ha lasciato a 19 anni la città giuliana ed è arrivato in Friuli, prima a Tricesimo e poi a Udine (dove vive e lavora) per motivi sportivi. Giocava a rugby. Non sapeva, quella volta, che sarebbe diventato uno dei “paralumai” più richiesti – in Europa e nel mondo – e che avrebbe messo su in via Portanuova 6 un atelier dove poter dare sfogo alla sua creatività.

Il suo laboratorio si chiama Abat-Jour. Ed è lì che Michael realizza «rigorosamente a mano» paralumi unici, eleganti e personalizzati. Lontani dai cliché imposti dal mercato industriale. Perché lui lavora in maniera tradizionale, cucendo punto dopo punto tessuti e fantasia.

«Costruisco paralumi moderni e di foggia antica – spiega l’artigiano udinese d’adozione – che illuminano, ma soprattutto arredano. Sono eseguiti completamente su misura, in base a disponibilità, stile e necessità del cliente e possono durare anche tutta una vita. Tutti i tessuti sono Made in Italy, fatta eccezione per alcune sete indiane, cinesi, broccati inglesi, americani e francesi».

E le sue mani non si fanno certo scappare le stoffe artistiche e di design come quelli di Fortuny e Rubelli. A facilitare il tutto, la praticità dovuta al fatto che i tessuti sono lavabili e non richiedono una grossa manutenzione. «Le strutture vengono verniciate con un prodotto antiruggine e, quindi, il prodotto finale è totalmente lavabile in acqua».

Diplomato all’istituto d’arte Enrico Nordio di Trieste, dove aveva scelto l’indirizzo di decorazione pittorica, si è subito buttato nel mondo del lavoro. A Tricesimo, prima di tutto, come arredatore. Poi, un anno dopo, è andato a Roma «proprio come si faceva nel Rinascimento», a imparare direttamente il mestiere in bottega, «dai maestri paralumai, che si tramandano l’arte di padre in figlio». Nella capitale Michael ha appreso «i fondamenti per realizzare i paralumi».

Interiorizzate le basi, ci ha messo del suo e ha cominciato «a produrli e a venderli» in città. Prima in un laboratorio in via Stringher, nel 2011, poi in vicolo della Banca nel 2014 e, da giugno scorso, si è sistemato in via Portanuova. Sono prodotti che piacciono, non necessariamente di nicchia. Arredano e riscaldano l’ambiente, oltre a fungere da filtro alla luce.

«Credo nell’artigianato italiano – dichiara – anche se spesso non viene valorizzato come dovrebbe. La gente non sempre comprende e apprezza l’impegno professionale. Tocca a noi istruire le persone facendo capire il valore del nostro lavoro».

Lo hanno di certo compreso committenti del settore arredamento di Aslo, richieste poi arrivano anche da Messico, Spagna, Francia. Per il Salone del Mobile di Milano Michael Genovese ha realizzato parte dell’allestimento e prestigiosi palazzi veneziani sul Canal Grande portano la sua firma. E lo chiamano costantemente clienti russi, tedeschi e austriaci e persino dai grossi centri, territorio di paralumai storici come Torino, Roma, Firenze. Ma non è finita.

«Ci sono contatti – anche per espandere il mercato in Africa e non solo». È riuscito a soddisfare le richieste di un cliente che voleva «paralumi per la barca», ma gli impieghi della sua creatività possono essere infiniti. Come infinite sono estrosità e inventiva. «Rivesto lampade, lampadari, piantane, appliques – chiarisce l’artista-artigiano –: per fare i paralumi utilizzo anche i tessuti dei clienti e cucio tutto a mano. La macchina da cucire è ammessa soltanto per il rivestimento interno. Oltre ai paralumi, creo impianti elettrici di lampade e basi su disegno e mi occupo anche del restauro ».

A Udine è l’unico che lo fa, la sua forza «è di riuscire a interpretare lo stile antico in chiave moderna, con una ricercatezza unica per i dettagli». L’antica arte si rigenera e si reinventa nella piccola bottega cittadina.

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