Terza moschea a Udine in via della Rosta

La nuova sala di preghiera dovrebbe essere inaugurata tra due settimane. L’iniziativa parte da musulmani del Bangladesh

UDINE. Una nuova moschea a Udine. È la terza in città, dopo quella di via Marano e il centro islamico di via San Rocco.

La nuova sala di preghiera, che – stando alle prime indiscrezioni raccolte – dovrebbe inaugurare tra due settimane, sorgerà in via della Rosta, proprio accanto all’ingresso di un condominio ma, per il momento, resta il mistero sull’identità del direttivo dell’associazione che ha affittato l’immobile.

A quanto pare, dovrebbe essere frutto dell’iniziativa di alcuni musulmani originari del Bangladesh i quali, come accaduto a Monfalcone, dopo aver convissuto a lungo sotto lo stesso “tetto”, condividendo con gli altri fedeli gli spazi e i locali della moschea di via Marano, hanno deciso di mettersi in proprio e prendere in locazione un altro spazio.

Negli ultimi giorni le voci sull’apertura di una nuova sala di preghiera nella laterale di via Leopardi si sono fatte sempre più insistenti nel quartiere e la conferma è arrivata ieri, direttamente dai capi dei due centri islamici cittadini.

«È vero, già da tempo eravamo a conoscenza del fatto che un gruppo di musulmani del Bangladesh stava cercando un luogo per aprire una propria moschea», riferisce Abderrazak Rachidi, presidente del centro Misericordia e solidarietà di via Marano Lagunare.

Il gruppo di bengalesi, spiega l’imam, è già al lavoro da un mese per l’apertura del nuovo centro, ma nel frattempo continua a frequentare la moschea di via Marano per i momenti di preghiera. Anche il presidente del centro islamico Al Salam, via San Rocco, Alessandro Spartà e il suo portavoce, Bouraoui Slatni, sono informati sui fatti, anche se la notizia è più ufficiosa che ufficiale.

«Abbiamo appreso che alcuni fedeli provenienti dal Bangladesh stanno in questi giorni allestendo una moschea proprio in via della Rosta, ma non sappiamo come siano organizzati e rimaniamo in attesa di informazioni più certe», afferma il presidente Spartà.

Il nuovo spazio è probabilmente espressione di un movimento chiamato Tablighi Jamaat, nato in India novant’anni fa e molto attivo anche in Europa, e la gran parte dei musulmani che proviene da Bangladesh, India e Pakistan aderisce a questo movimento.

L’apertura della nuova sala non significa comunque però che a Udine tutti i musulmani del Bangladesh pregheranno nella stessa moschea: la nascita del centro, infatti, interesserà solo una parte dei fedeli, mentre gli altri continueranno a frequentare via Marano.

E se non si può parlare di una vera e propria spaccatura, pare all’interno della comunità bengalese si sia verificata una “dolce scissione”, tra i musulmani che frequenteranno il nuovo luogo di preghiera, e quelli che continueranno a gravitare intorno agli altri, che si occuperanno di attività diverse, seguendo differenti filoni di pensiero e guide spirituali.

Una sorta di dichiarazione d’indipendenza, insomma, da parte di alcuni fedeli originari del Bangladesh che hanno deciso di praticare l’islam in maniera diversa rispetto ai “colleghi” di via Marano.

Ma dal centro Misericordia e solidarietà non lasciano spazio ad alcuna polemica: «Il nostro centro apre le porte ed è sempre stato accogliente con tutti - precisa il presidente Abderrazak Rachidi - e di certo non obblighiamo nessuno a rimanere qui». Nel frattempo, nel quartiere, inizia ad accendersi la polemica e il malcontento tra i residenti, preoccupati all’idea di trovarsi sotto casa la moschea.

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