Terremoto, il gemellaggio con Carpi rallegrò Ragogna

La storia dell’amicizia nata tra due parrocchie durante il terremoto. Il prete di Pignano si oppose all’abbattimento della chiesa, restaurata anche grazie all’aiuto degli amici emiliani

RAGOGNA. Durante il terremoto i volontari della diocesi di Carpi e la parrocchia di Pignano di Ragogna scrissero una pagina di storia e di amicizia grazie al loro gemellaggio.

La frazione ragognese si trovò gravemente ferita dal terremoto del 6 maggio e, sebbene non ci furono morti, rimase senza la chiesa, gravemente danneggiata a tal punto che i tecnici ne decretarono l'abbattimento.

«Il parroco Don Carlo Ferino però si oppose con tutte le forze all’idea di vederla abbattere - racconta Sandro D’Agosto - e così all’epoca si celebrava la santa messa davanti al bar “Dore”. Alla fine la chiesa fu restaurata e possiamo tuttora ammirarla in tutto il suo splendore».

Dopo un primo tentativo di gemellaggio con la parrocchia di San Pietro, il parroco di Pignano andò in Curia dove trovò don Gian Pio Caleffi, allora alla Caritas diocesana di Carpi. A settembre iniziarono i campi di lavoro e da quel momento l’amicizia tra le due realtà divenne sempre più forte.

«Ci aiutarono i ragazzi di Rovereto - ricorda Sandro - gli amici di Carpi diedero gli aiuti alle famiglie e ci donarono anche il centro Caritas parrocchiale: fungeva da chiesa e poi lo si adoperava per le varie attività parrocchiali, come l’insegnamento della dottrina ai ragazzi e gli incontri dell’Azione cattolica. Fu inaugurato il lunedì di Pasqua del 1977. La diocesi di Carpi in questi quarant’anni ha dato tanto alla comunità di Pignano: il sostegno morale e fisico, la gioia di far festa e di stare insieme».

Numerose le visite dei vescovi negli anni, gli incontri e le attività condivise dalle comunità di Carpi e Pignano di Ragogna. «Grazie per aver ridato il sorriso ai miei fratelli nei giorni della disperazione», commentava don Carlo Ferino durante una celebrazione poco tempo dopo il terribile terremoto del 1976.

Da allora le due comunità, a distanza di quarant’anni, sono una cosa sola.

 

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