«Tarvisio capitale della libertà»: i ricordi di Amishav

Pochi ricordano o nemmeno sanno che Tarvisio e il Friuli furono protagoniste di una pagina di storia importante del dopoguerra, quando aiutarono la popolazione ebraica a raggiungere, clandestinamente,...
Udine 27 gennaio 2016 Mostra sulla Shoah nella giornata della memoria. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 27 gennaio 2016 Mostra sulla Shoah nella giornata della memoria. Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

Pochi ricordano o nemmeno sanno che Tarvisio e il Friuli furono protagoniste di una pagina di storia importante del dopoguerra, quando aiutarono la popolazione ebraica a raggiungere, clandestinamente, la propria terra in Palestina. Tanto che Tarvisio, da alcuni di loro, fu persino chiamata «la capitale della libertà».

Il capoluogo della Valcanale, al confine di tre stati, nel 1945, fu teatro di alcuni avvenimenti che segnarono la rinascita del popolo ebraico, crocevia del passaggio clandestino degli ex deportati che, non potendo – o volendo – ritornare nei propri Paesi d’origine, avevano come unica soluzione il raggiungimento della Palestina. Al tempo la Brigata ebraica - reparto dell’esercito britannico, reclutato nella Palestina che allora era amministrata dall’Inghilterra su mandato della Società delle Nazioni, sbarcata nel 1944 a Taranto e risalita poi verso Nord - venne dislocata nella zona del Tarvisiano dove in un primo momento s’impegnò nella ricerca di criminali nazisti nascosti in Carinzia, prelevati all’imbrunire e uccisi nei boschi della zona, ma poi si concentrò a sostenere l’emigrazione clandestina degli ebrei verso la Palestina.

A raccontare questa pagina di storia poco conosciuta e forse dimenticata è stato Yehoshua Amishav, direttore del Keren Ha Yesed - Appello unificato per Israele-Gerusalemme, ospite martedì sera al centro culturale Paolino d’Aquileia, della conferenza «70 anni fa: il Nordest e i sopravvissuti alla Shoah: una bella storia umana dimenticata (1945-1948)».

Ma oltre a narrare fatti e date, il già diplomatico israeliano ha sottolineato anche lo spirito solidale del popolo italiano nei confronti di quello ebraico affinché, dopo le barbarie naziste, ritrovasse la fiducia nel ricostruirsi una vita.

«Tutti quelli che sono passati da questo Paese, soprattutto da queste regioni del Nordest, si commuovono nel ricordare la generosità che gli italiani riservarono loro – ha affermato Yehoshua Amishav –: non si capacitavano del perché li aiutassero senza interesse, pur andando incontro a possibili difficoltà».

«Più di settantamila persone partirono dall’Italia per raggiungere la terra palestinese - sono state ancora le parole del direttore del Keren Ha Yesed - e delle 64 navi che salparono dalla penisola, molte partirono da Trieste, che fu anche soprannominato la porta di Sion, e altre da Venezia, da Pellestrina».

«Questo popolo deve essere orgoglioso dell’esempio dato nel dopoguerra – ha concluso Amishav – e ogni occasione per ribadirlo e ringraziare è fondamentale». (g.z.)

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