Tamponò un ciclista, che morì Assolta: ebbe un mancamento

AZZANO DECIMO
Ciclista morì in ospedale a Udine quattro giorni dopo l’incidente a Tiezzo, il 16 aprile 2014. L’automobilista, una 72enne trevigiana che lo tamponò è stata assolta dal gup Monica Biasutti dall’accusa di omicidio colposo perché, sofferente di diabete da anni, è stata colta al volante quel giorno da una crisi glicemica improvvisa quanto imprevedibile. È la conclusione alla quale è giunta la consulenza tecnica redatta dal medico legale Lucio Bomben.
La pensionata – di cui omettiamo le generalità per tutelare i dati relativi alla salute – stava andando a trovare la nipotina appena nata in ospedale quando perse il controllo dell’auto nei pressi dell’incrocio fra le vie IV Novembre e Pedrina e tamponò così un ciclista cinquantenne di Fiume Veneto, che procedeva nella sua stessa direzione e in quel momento stava superando un’altra bicicletta. Dopo l’urto la bici con pedalata assistita dell’uomo rimase incastrata sul paraurti.
L’automobilista finì contro un muretto di cemento e poi contro una albero. Pierluigi Raffino Vettor, cinquantenne di Fiume Veneto, morì quattro giorni dopo in ospedale.
L’avvocato Giancarlo Zannier, che ha difeso l’imputata, ha dimostrato che la signora soffriva da anni di diabete. «Dalla perizia del dottor Bomben – ha precisato il legale – è emerso che si era verificata la perdita di coscienza. La signora, però, aveva seguito con precisione e attenzione l’intero protocollo relativo alla sua patologia».
«È stato accertato – ha spiegato il legale dell’imputata – che le visite mediche avevano portato a ritenerla idonea alla guida e difatti era in possesso di una patente valida per tre anni. Prima di mettersi al volante il giorno dell’incidente la mia assistita aveva inoltre controllato il livello di glicemia. Abbiamo provato che i valori erano normali. Si è verificato pertanto un fattore imprevedibile. La crisi ipoglicemica non era evitabile. Da qui l’assoluzione dall’accusa di omicidio colposo».
Sul fronte civile, invece, la causa si è chiusa con l’applicazione dell’articolo 2054, ovvero la presunzione di colpa. Il giudice ha ritenuto cioè che vi fosse stato un concorso da parte di entrambi, ciclista e automobilista. La pensionata ha risarcito il danno parentale ai familiari della vittima.
«Non è stato possibile stabilire la precisa dinamica dell’incidente in sede civile – ha precisato l’avvocato Zannier –, ovvero se il ciclista si fosse spostato per sorpassare l’altra bicicletta proprio nel momento in cui è transitata l’auto o se invece fosse già in fase di sorpasso quando l’automobile lo ha tamponato. Il giudice ha così optato per l’applicazione dell’articolo 20154 del codice civile». —
I.P.
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