Tabaccaio paga tardi i bolli undici mesi per peculato

Un 50enne patteggia la pena dopo aver pagato anche una sanzione Era stato denunciato dall’Agenzia delle entrate per un “debito” di 5900 euro
Bumbaca Gorizia 29.01.2009 Tabaccaio via 24 maggio - Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 29.01.2009 Tabaccaio via 24 maggio - Foto di Pierluigi Bumbaca

di Cristian Rigo

Un ritardo nel pagamento dei bolli auto riscossi per conto dello Stato è costato piuttosto caro al titolare di una tabaccheria udinese che, oltre alla sanzione amministrativa del 5%, ieri ha patteggiato 11 mesi di reclusione (pena sospesa con la condizionale) per peculato. La legge infatti parla chiaro e il concessionario di un servizio pubblico di riscossione viene di fatto equiparato a un pubblico ufficiale. Così un ritardo “diventa” un’appropriazione indebita e alla sanzione si sommano le responsabilità penali.

A “pagare” il conto ieri è stato il 50enne di origini campane, ma residente a Udine, Armando Zimbardo, che fino allo scorso anno gestiva una tabaccheria abilitata alla riscossione dei bolli auto. Nella settimana dal 29 settembre al 5 ottobre 2010 non aveva versato 5.904 euro e così il 10 novembre sempre del 2010 l’Agenzia delle entrate ha denunciato il mancato pagamento alla Procura e Zimbardo si è trovato a rispondere dell’accusa di peculato. Anche se poi la somma è stata interamente versata con tanto di sanzione accessoria del 5%. «Purtroppo - spiega l’avvocato Marco Fattori - è sufficiente una dimenticanza o un errore contabile per vedersi accusato di peculato. Il giudice (il Gup, Daniele Faleschini Barnaba, ndr) ha riconosciuto tutte le attenuanti del caso e quindi siamo soddisfatti, ma purtroppo la cassazione ha confermato che il mancato versamento nei termini delle somme riscosse per conto del Ministero delle finanze è da considerarsi peculato e quindi la pena minima è tre anni. Il problema - continua l’avvocato - è che i tempi per i pagamenti sono piuttosto stretti. Se nel conto corrente indicato nell’F 24 non c’è la somma necessaria, il flusso viene respinto e l’agenzia delle entrate da tempo due settimane per fare nuovamente il pagamento tramite bollettino incrementato del 5%. Poi viene inviata una raccomandata e ci sono 5 giorni di tempo e se non si paga entro ulteriori 15 giorni scatta la denuncia. Purtroppo in questo ultimo periodo in Italia ci sono state diverse denunce».

La crisi evidentemente ha messo alle strette anche i tabaccai, ma anche un «disguido contabile» è sufficiente a far scattare il meccanismo di recupero del credito che sfocia con la denuncia penale. «Se non c’è un conto corrente dedicato espressamente a questi pagamenti - sottolinea ancora l’avvocato - basta una spesa imprevista a non far tornare i conti». E dal mancato pagamento si può arrivare a un patteggiamento.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto