Svuotato palazzo Antonini di Udine, i mobili portati a Trieste

Tolti anche la scrivania e il busto per primo governatore, Bonaldo Stringher L’edificio, stimato 7,4 milioni di euro, è in vendita. La prossima settimana l’esito

UDINE. La scrivania di Bonaldo Stringher non è più a Udine. Così il busto e tutti gli arredi che arricchivano palazzo Antonini, in vendita ormai da qualche tempo e di cui si conosceranno le sorti soltanto la prossima settimana.

Intanto però divani, tavoli realizzati su misura, mobili e quadri – tutti cimeli storici pensati espressamente per arricchire gli spazi della villa palladiana – sono stati portati a Trieste, nella sede regionale della Banca d’Italia proprietaria sia dell’immobile sia degli arredi. Andrea Palladio ha progettato l’edificio a metà dal Cinquecento su richiesta della famiglia Antonini.

Con il passare del tempo proprietario è diventata la Banca d’Italia che in quegli spazi ha mantenuto la propria sede per oltre un secolo.

Razionalizzazioni e motivi economici hanno suggerito poi di dismettere il bene che si sviluppa su cinque livelli: piano interrato, piano terra, rialzato, primo piano e sottotetto per un totale di 3 mila metri quadrati. Nella vendita è incluso anche il parco monumentale che si affaccia su piazza Primo maggio.

Tutto è stato stimato 7,4 milioni di euro. Dopo una prima fase di vendita andata a vuoto (la Banca d’Italia ha venduto soltanto tre lotti fra le centinaia proposti), l’8 gennaio è cominciata la seconda. Confermata come società di Advisors la Rti Colliers International Italia, la quale ha a sua volta rinsaldato la collaborazione con l’immobiliare udinese IdeaCittà di Maurizio Fabiani. Durante queste settimane sono state «diverse le visite con richieste dall’Italia e dall’estero – spiega Fabiani –, ma non posso dire di più perché vietato dal codice di riservatezza che ho firmato con l’advisor». In ogni caso quel «diverse» equivale a «un numero compreso fra zero e dieci», aggiunge.

Secondo Diana Barillari di Italia nostra, «quel palazzo è in vendita a un prezzo stracciato», tuona la rappresentante del sodalizio che ha anche promosso una raccolta firme per tutelare palazzo Antonini.

«È un’altra parte di Udine che se ne va – continua la portavoce di Italia nostra –. Quegli arredi erano stati pensati, progettati e realizzati per essere in tono con la magnificenza delle stanze che li ospitavano. Ora è tutto stato trasferito. E forse, in termini di conservazione, non dobbiamo rammaricarcene. Perché l’umidità e il freddo di un palazzo disabitato avrebbero comportato danni. Certo è che perdere quel patrimonio è di per sé un danno irreparabile per la città».

Barillari è molto critica con la scelta della Banca d’Italia di alienare il bene. «Spero possano ritornare sui loro passi – dice – perché quello è un palazzo sottoposto a importanti vincoli e sarebbe molto difficile da gestire per un privato. Ecco perché nonostante il prezzo basso per un simile tesoro, nessuno si è ancora fatto avanti. Spero che la Banca d’Italia pensi a un comodato d’uso così da salvare un patrimonio inestimabile per la nostra città e per l’intera umanità».

Proprio oggi alcuni soci di Italia Nostra, insieme con i rappresentanti del Fondo ambiente italiano e una manciata di studenti, effettueranno un sopralluogo in vista dell’esclusiva apertura del palazzo per le Giornate di primavera del Fai (il prossimo fine settimana).

Intanto il palazzo resta in vendita e chissà se quella della prossima settimana sarà l’ultima apertura al pubblico.

 

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