Svolta alla Trudi,non più solo peluches
TARCENTO. Una macchina da cucire, un fresa e un pennello. Poi tanta abilità manuale e passione: ecco fatto il giocattolo che incanta bambini e adulti. Il peluche della Trudi compie 55 anni, anche se non li dimostra. L’azienda è “cresciuta”, è cambiata la gestione, ma lo spirito di Gertrude (“Trudi”) Müller Patriarca è lo stesso. Oggi le redini le ha in mano Paolo Nino, 36 anni e Ad del gruppo Trudi, Sevi e Olli Olbot. Sì perchè a Tarcento, da un po’ di anni, non si fanno più soltanto peluche e si pensa in grande. Abbiamo incontrato Nino in azienda.

Ci racconti come la Trudi è passata da gestione familiare a manageriale. «La Trudi nasce nel 1954, grazie alla passione della signora Gertrude. La piccola azienda a gestione familiare cresce bene. Alla fine degli anni Novanta comincia il passaggio generazionale: il figlio Giuseppe prende il controllo, esercitandolo fino al 2005, quando comincia una fase intermedia in cui l’azienda è gestita dalla proprietà e dal fondo Bain. Verso la fine di quell’anno rileviamo il 100% della società». Cos’ha comportato a livello pratico e organizzativo? Cos’è cambiato rispetto a prima? «Diciamo prima cosa non è cambiato. I valori sono rimasti gli stessi di 55 anni fa. Qualità, innovazione, passione e sicurezza sono rimasti al centro della mission. Possiamo dire che il dna della Trudi sarà sempre tramandato. Sono cambiati gli obiettivi di crescita: oggi sono particolarmente ambiziosi». Parliamone «Prima di tutto ci siamo trasformati da azienda monomarca in multimarchio con l’acquisizione dei marchi Sevi e Olli Olbot. In azienda di multiprodotti. La Sevi 1831 fa tendenzialmente prodotti in legno o decorazioni per la camerette; Olli Olbot prodotti vicini al mondo del peluche. Non solo: anche all’interno del marchio Trudi si è passati dal peluche classico a nuove linee di prodotto che sposino la filosofia del marchio». Si riferisce ai prodotti per la scuola? «Si, ma non solo. E’ stata creata una linea Trudi indirizzata al mondo baby (0-12 mesi); oggetti con caratteristiche diverse da quelli classici, anche a livello di sicurezza. Poi ci sono sono le collezioni per la scuola, quelle per il viaggio e il tempo libero. Borse e accessori. Ma non finisce qui. Rendendoci conto della forza dei nostri marchi abbiamo dato il via a un progetto ambizioso di “affido delle licenze”. Abbiamo scelto una serie di partner primari, che sposano i valori della nostra azienda, per realizzare prodotti marchiati Trudi. Per esempio la Gabel cura la parte del tessile per la casa, ma ci sono anche l’abbigliamento, gli orologi o le camerette da letto per i bambini. Abbiamo unito la nostra forza con quella delle aziende che, come noi, entrano nel mondo del bambino... anche se il peluche è un prodotto trasversale; un prodotto che piace anche ai più grandi e per questo stiamo pensando noi sviluppano collezioni con ambiti diversi: andiamo nello stesso mondo e cioè nel mondo del bambino, anche se il peluche è un prodotto molto trasversale. Per questo stiamo sviluppando prodotti per eventi come San Valentino». E’ cambiata anche la politica di promozione all’estero? «E’ stata intensificata. Essendo già leader in Italia con una quota superiore al 30%, stiamo cercando di portare i nostri prodotti e la nostra filosofia sui mercati dell’Ue, di Stati Uniti, Russia e Giappone. Naturalmente ci vogliamo posizionare su prodotti di alta fascia e qualità». Trudi, Olli e Sevi: si realizza tutto a Tarcento? «I prodotti nascondo tutti a Tarcento. Qui nascono le idee, si sviluppano, si pensa al marketing si realizza il prodotto. Abbiamo un team di 15 creativi che a partire da un foglio bianco danno vita ai prodotti. Poi la carta si trasforma in prototipo. Quindi nasce il peluche o il pezzo di legno. I metodi di lavoro non sono cambiati, ma è aumentato il numero degli impiegati. Soltanto la Sevi ha comportato un incremento dei creativi e la creazione di un laboratorio del legno». Quanto pesa la crisi sul gruppo? «I cali di vendita riguardano tutti compreso il mondo dei giochi. Noi abbiamo avuto un leggero incremento degli insoluti a fine anno. La Trudi va bene: continuiamo ad aumentare le quote di mercato. Quest’anno contiamo di chiudere con un fatturato di 40 milioni. Inevitabilmente, il calo dei consumi si sente, ma non ha inciso sulla forza lavoro». Un’altra novità riguarda i negozi franchising. Perchè questa scelta. «Anche questo è un progetto ambizioso legato alla trasformazione dell’azienda: la vendita dei nostri prodotti in negozi diretti. Dopo aver attestato il “format” – come richiede la legge – abbiamo deciso di passare in franchising. I punti di forza di questo progetto sono diversi. Innazitutto abbiamo alcuni prodotti che garantiscono margini molto elevati al negoziante. Secondo: abbiamo un prodotto che non invecchia. Uno dei problemi principali dei negozianti è appunto quello di dover vendere più di metà merce con i saldi per rinnovare il magazzino. Il nostro è un prodotto continuativo. Non è legato alle stagioni. E’ sempre attuale anche se tutti gli anni rinnoviamo i soggetti. Infine, oggi possiamo contare su un’ampia gamma di prodotti». Perchè un bradipo (l’ultimo nato, foto in alto) piuttosto che un maialino? Cosa determina la scelta? «Premesso che abbiamo uno storico di 55 anni e che tendenzialmente li facciamo tutti, molti sono scelti dai nostri clienti. Ci scrivono (ora su internet; c’è una community) chiedendoci o suggerendoci iniziative. E’ chiaro che gli orsi sono i best-seller, così come i cani e i gatti». Soffrite la concorrenza all’estero o un problema di copie? «Copiare i nostri prodotti è molto difficile. Non abbiamo grandi problemi di copie. E’ chiaro che la maggior parte dei nostri concorrenti aspettano le nostre novità per fare qualcosa di simile: siamo nel mirino perchè ispiratori di idee e per certi versi è anche un onore. Vale per Trudi come per Sevi. Noi abbiamo creato le lettere in legno realizzate e pitturate a mano. In Europa si trovano moltissime copie». Obbligatorio, visti i vostri “clienti”, uno sguardo al problema della sicurezza. «Abbiamo un professionista dedicato solo al problema sicurezza e non a caso in 55 anni non abbiamo avuto un ritiro. Applichiamo gli standard americani, quando molte aziende europee rinunciano e non tanto per il costo del test ma semplicemente perchè non lo passano». Come e dove acquistate le materie prime? «Alcune in Italia altre all’estero. I peli sono sviluppati da noi; quasi tutti in Corea: è il mercato, assieme al Giappone, dove si realizzano i migliori peli. I nostri hanno il nostro marchio e sono richiesti da aziende del lusso. Non mi chieda quali: non glielo posso dire».
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