Sunsplash 2010 va in Spagna Ma non è un addio definitivo

Non è un addio al Friuli ma un arrivederci quello che il Rototom Sunsplash ha dato in una sala affollatissima del Visionario. Sembra che sarà Barcellona a spalancare le braccia all’edizione 2010 del festival reggae che per 11 anni ha animato il parco del Rivellino.
di
Violetta Feletig


UDINE.
Non è un addio al Friuli ma un arrivederci quello che il Rototom Sunsplash ha dato ieri in una sala affollatissima del Visionario, di fronte a componenti delle istituzioni, sostenitori, amici. Non c’è ancora alcuna ufficialità, ma sembra proprio che sarà Barcellona a spalancare le braccia all’edizione 2010 del festival reggae che per 11 anni ha animato il parco del Rivellino. Una decisione sofferta ma obbligata dopo l’avviso di garanzia recapitato a Filippo Giunta, presidente dell’Associazione organizzatrice.


Quell’avviso contenente l’ipotesi di reato contestata a Giunta (articolo 79 della legge Fini-Giovanardi, agevolazione dell’uso di droghe in un locale pubblico) è aleggiato ieri sulla conferenza in tutte le sue implicazioni, ma soprattutto perchè in molti vi hanno letto la volontà di una lesione del principio di libertà. C’è stato anche chi ne ha rilevato «l’incosistenza dal punto di vista giuridico», perchè – è stato ricordato – il Sunsplash non è un locale, è un evento musicale e culturale che si svolge in un’area di 25 ettari, è un fenomeno di massa.


E in quel fenomeno di massa gli organizzatori – ha detto Alessandro Oria, portavoce del Rototom – di anno in anno hanno «sempre contrastato i tentativi di infiltrazione del narcotraffico, in collaborazione con i Carabinieri, attraverso investimenti enormi, con la presenza quest’anno di 150 persone della sicurezza», uno sforzo che ha garantito che al Sunsplash non si verificassero mai episodi di una qualche gravità.


Franco Corleone, segretario del Forum droghe, già sottosegretario alla Giustizia dal 1996 al 2001, ha affermato che «l’articolo 79 da solo non sta in piedi, ma il problema è che l’assoluzione arriva tardi, quando i danni sono ormai fatti». Ecco perchè, auspicando un’archiviazione della vicenda, ha sollecitato una serie di iniziative, a partire da una campagna di mobilitazione sui siti. Ha preannunciato poi la costituzione di un collegio di difesa costituito da avvocati di grande prestigio nazionale e la creazione «di un osservatorio europeo di studiosi che testimonino che cosa è stato e che cosa è il Rototom Sunsplash».


E ha spezzato una lancia, come altri prima di lui, sulla cultura Rastafariana (citata anche nell’ipotesi di reato contestata a Giunta, in quanto “ispiratrice” dell’uso di droghe leggere): «è un pezzo della storia, cultura dell’antirazzismo e dell’anticolonialismo» ha ricordato Corleone, invitando poi i consiglieri regionali, presenti ieri in verità in numero ristretto, a presentare una proposta di modifica di alcuni aspetti almeno della legge Fini-Giovanardi. Tra le presenze annunciate da giorni c’era quella del senatore Ferruccio Saro, che però ieri al Visionario non s’è visto.


Nelle intenzioni non avrebbe dovuto parlare, ma alla fine Filippo Giunta ha voluto dare un piccolo sfogo ai sentimenti che in questi giorni lo hanno attraversato. «Vedo questa vicenda da tre punti di vista – ha spiegato –: quello dell’indagato, con la coscienza di avere sempre fatto tutto il possibile per evitare che il Sunsplash si trasformasse in un punto di spaccio; come presidente del Rototom, ruolo che mi impone di tutelare chi arriva al festival, e come cittadino friulano, ed è questo l’aspetto più doloroso. Se molliamo noi forse tutti gli altri che qui fanno attività di spettacolo potranno sentirsi intimoriti. Ed è da qui che inizia una battaglia perchè questo non succeda più a nessun altro».

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