Strage di Natale, tutti assolti dopo 15 anni

ROVEREDO IN PIANO. Strage di Natale senza colpevoli. Assolti gli imputati non solo dall’accusa di strage, ma anche da quella di associazione mafiosa. Fu associazione a delinquere semplice. Reati in gran parte prescritti. È il verdetto espresso ieri dalla Corte d’Assise d’appello di Trieste presieduta dal giudice Alberto da Rin a latere Francesca Morelli e composta da sette giudici popolari. Il collegio giudicante è uscito dalla camera di consiglio dopo 7 ore con una sentenza che ha ribaltato il responso pronunciato dalla Corte d’Assiste d’appello il 5 dicembre 2008.
A quasi 15 anni della notte del 23 dicembre 1998 quando un ordigno esplose in viale Ungheria uccidendo i poliziotti Adriano Ruttar, Giuseppe Guido Zanier e il roveredano Paolo Cragnolino, all’epoca trentunenne, il responso è sorprendente: non doversi procedere nei confronti di Tatiana Andreicik, Nicola Fascicolo, Vincenzo Cifarelli, Samir Sadria, Ilir Mihasi e Alexander Vatai. Per loro l’accusa era di associazione di stampo mafioso, riqualificato in associazione a delinquere semplice. Per Cifarelli e Fascicolo in ordine al favoreggiamento dell’immigazione clandestina i reati sono stati dichiarati prescritti, per i due albanesi Mihasi e Sadria era stato ipotizzato il reato di strage, pure caduto.
Un successo per gli avvocati Alberto Tedeschi, difensore di Saimir Sadria, Laura Luzzatto Guerrini, difensore di Ilir Mihasi e Tatiana Andreicig, e Maurizio Miculan legale di Nicola Fascicolo, che avevano già ottenuto in Cassazione nell’ottobre del 2012 l’annullamento della precedente sentenza. La Corte si è pronunciata anche sui cosiddetti “reati satellite” rideterminando le pene inflitte a Cifarelli in ordine al reato di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in 1 anno e 4 mesi di reclusione e 200 euro di multa, a Fascicolo 2 anni e 300 euro di multa, a Sander 1 anno e 8 mesi e 300 euro di multa per lo stesso reato, a Mihasi accusato anche di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina 4 anni e 11 mesi di reclusione più 12.500 euro di multa, infine a Saimir, ritenuto promotore, in relazione al reato di associazione per delinquere la pena a 9 anni, 10 mesi e 25 giorni di reclusione e 90.134 euro di multa per la continuazione dei fatti già giudicati con sentenza del 20 dicembre 2000. Si tratta di pene già in parte scontate dagli imputati in misura preventiva e che comunque vanno rideterminate alla luce dell’indulto.
«E adesso? Chi ha il coraggio di andare in casa di riposo a dirlo a mia madre?». Giancarlo Zanier è il fratello di Giuseppe Guido, l’agente ucciso con i colleghi Paolo Cragnolino e Adriano Ruttar. «Sono 15 anni che aspettiamo giustizia: è vergognoso. Avrei solo due domande da rivolgere ai giudici: chi li ha ammazzati? Non sarà stato mica un suicidio di gruppo?».
Giancarlo Zanier a 48 anni non si dà pace. «Sono 15 anni che cerco di lavorare per due. Ci eravamo arruolati giovanissimi - aggiunge -. Non per avere un posto fisso ma perché riponevamo fiducia in certi valori. Giornate come questa fanno male a chi ha un senso della giustizia». E a chi ha vissuto in prima persona la strage: «Mia madre è da cinque anni in casa di riposo, dopo la morte di mio fratello è stata sempre peggio».
E la sentenza non dà ancora una ragione al perché un figlio possa morire alla vigilia di Natale. «E’ stato sbagliato tutto dall’inizio delle indagini», commenta ancora Giancarlo. Depistaggi, lentezza della macchina della giustizia e poi, sempre secondo Giancarlo, «sono stati spesi milioni per non arrivare a un nulla di fatto».
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