Storia della trattoria diventata un simbolo della grande rinascita

UDINE. La sera del 6 maggio 1976 a Majano crollarono un migliaio di costruzioni (tra cui due nuovi condomini) e oltre 6oo rimasero lesionate. Ci furono 131 morti. Sedici corpi furono estratti dalle macerie della trattoria Da Gardo, a Tiveriacco, sei dei quali appartenenti alla famiglia del titolare, Gardo Barachino, salvatosi grazie a un armadio che lo protesse fino all'arrivo, otto ore dopo, dei soccorritori. Il superstite morì quattro anni dopo, quasi novantenne, dopo essere riuscito a ricostruire la trattoria, oggi rilanciata alla grande e affidata alla figlia Irene e al nipote Renzo Natolini, affiancati dai loro congiunti, secondo le più solide tradizioni delle famiglie patriarcali di una volta.
A 37 anni dal terremoto la trattoria Da Gardo è uno dei simboli della rinascita del Friuli. Un simbolo che si identifica con la persona di Irene Barachino Natolini. Insignita da Scalfaro nel ’95 con l'onorificenza di cavaliere della Repubblica, dieci anni dopo la Provincia (presidente Strassoldo) le dedicò una targa speciale definendola «genuina espressione di quel Friuli che apprezziamo, onoriamo e ammiriamo». Irene ha da poco compiuto 80 anni e comincia a “sentirsi stanca”. La sua è stata una vita di lotta contro le avversità. Cinque mesi prima del terremoto le era morto il marito, il muratore Mario Natolini, e si era trovata con tre bambini piccoli e, dopo il sisma, anche col papà Gardo, rimasto vedovo, da assistere. «Il nonno Giusto Barachino era partito con una piccola osteria, poi ingrandita tre o quattro volte. E io - ricorda la signora - ho cominciato a lavorare giovanissima: il papà mi metteva lo scagnetto sotto i piedi per arrivare al secchiaio e ai fornelli!».
Rimasta vedova, Irene ha perso nella tragedia del 6 maggio la madre Isolina Peloso, 73 anni, i fratelli Alfredo, di 47 e Luigi di 39, la moglie di Alfredo, Amelia Celotti, 44 anni, e due nipotini, Fabio di 6 anni e Nadia di 1. Le altre dieci persone morte sotto le macerie della trattoria erano amici e clienti, tra i quali quattro componenti la famiglia Di Bez, originaria di Feletto, giunta tre mesi prima dall'Argentina per un periodo di vacanza. Hanno spiegato i tecnici che l'edificio (che si trovava leggermente più avanti, rispetto all'attuale, verso la strada Majano-Osoppo) aveva un tetto nuovo in cemento armato, un blocco poggiato sulle vecchie pareti perimetrali, che crollò schiacciando tutta la costruzione!
Alla fatale scossa delle 21 la signora Irene si trovava, con i tre figli, nella sua abitazione, a San Tomaso. Ebbe quasi un presentimento e si precipitò a Tiveriacco trovandosi di fronte alle macerie della trattoria. Dei tre figli maschi Sandro, meccanico, è morto di malattia nel 2008, mentre Bruno (che fa anche l'elettricista) e Renzo l'aiutano nella gestione della trattoria. Soprattutto quest'ultimo, che è impegnato nella contabilità e nella conduzione del bar. Con loro le nuore Bruna, Sabrina e Ornella e i nipoti Riccardo, Andrea, Luca e Fabio. Una grande famiglia, un esempio di ristorazione popolare in grande stile (il pesce del venerdì richiama una marea di gente). D'altro canto la trattoria conta 180 posti in tavola, di cui ben 120 nel salone principale.
Renzo Natolini, classe 1960, è un po’ l'uomo immagine del locale di Tiveriacco, quasi il nuovo Gardo. E’ lui che tiene, se così possiamo dire, le pubbliche relazioni. Cura la clientela un po’ speciale come il tenore udinese Desiderio Bressan e i suoi amici e certe delegazioni estere (Germania, Francia e Austria in particolare) che non mancano di far tappa a Maiano per occasioni più o meno ufficiali. Merita ricordare che due gruppi emblematici si sono casualmente “incrociati” un recente venerdì a pranzo. Quello, appunto, di Bressan e uno della polizia federale di Bamberga, città della Baviera gemellata con Udine: ne è uscito, del tutto improvvisato, un possente coro del Nabucco intonato dai friulani (e dal resto del salone) e poi bissato dai tedeschi, affacciati sul ballatoio, nella loro lingua!
Esemplare anche l'inserimento dei due figli di Renzo nell'azienda: Fabio, che ha preso il nome del cuginetto vittima del sisma, lo aiuta al bar, mentre Luca è in cucina. Ha fatto cinque anni di cuoco allo Stringher e da circa un anno ha preso il posto di nonna Irene ai fornelli. «Siamo una famiglia molto unita e lavoratrice – commenta il numero 2 dell'azienda –, una ventina di persone tutte impegnate nella trattoria. Con poche eccezioni, come i miei cugini Riccardo, che ha un'officina, e Mara che è commercialista».
Una famiglia unita fin dai difficili momenti della ripresa e della ricostruzione. «Abbiamo ricominciato subito – ricorda la signora Irene – con una baracca che ci è stata data da Rino Snaidero (era molto legato alla nostra famiglia, essendo anche mio fratello Alfredo suo collaboratore). Non è durato molto perchè un camion l'ha buttata giù durante una manovra. Un anno dopo abbiamo cominciato i lavori per costruire l'attuale Gardo: per precauzione (dopo due crolli) un po' più in là, anche per evitare il famoso detto: non c'è due senza tre!».
«Siamo stati molto aiutati – aggiunge Renzo Natolini – in particolare gli alpini della Valtellina ci hanno regalato una casetta per poter abitare accanto alla trattoria, ma abbiamo avuto vicini anche i friulani del Fogolar di Roma col presidente Adriano Degano. E tanti altri amici tra i quali l'arcivescovo Battisti, il poeta don Domenico Zannier, parroco di Casasola, il compianto onorevole Scovacricchi e il già citato professor Strassoldo. Si vede che nonno Gardo - mancato nel 1980 dopo il terremoto dell'Irpinia, evento che lo aveva emotivamente colpito - ha continuato a pregare per noi!».
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