Stop alla produzione di cibo per animali alla Nestlè di Udine

UDINE. Lo storico stabilimento della Nestlè Purina (Encia) perde la produzione degli alimenti per cani e gatti. L’azienda ha deciso di trasferire a Portogruaro la linea produttiva con i 20 dipendenti friulani che lavorano in questo settore. Altre 7 persone, invece, saranno sistemate in altri stabilimenti friulani. Il trasferimento avverrà nei prossimi 16 mesi durante i quali il direttore generale Nestlè Purina Italia, Lucio Scaratti, si è impegnato a rafforzare Udine come polo unico in Europa per la produzione di accessori per piccoli animali.
Questo si legge nel piano industriale illustrato, nei giorni scorsi, alle organizzazioni sindacali, le stesse che, ieri, hanno presentato all’assemblea dei lavoratori il documento «che mira a rafforzare il ruolo dei due stabilimenti italiani», ma che di fatto trasferisce a Portogruaro il 25% delle risorse umane. Al momento, infatti, nello stabilimento di Sant’Osvaldo lavorano 104 dipendenti a tempo indeterminato e 20 con contratti atipici. Di fronte a questi dati, la Cgil preferisce andare cauta. «Vogliamo essere fiduciosi - afferma Ingrid Peres (Flai)-, ma di fatto non abbiamo niente in mano». I sindacati, insomma, mettono in dubbio l’annunciata trasparenza. «Se ne va un ramo che sosteneva l’occupazione, vorremmo avere in mano carte più chiare per dire che il futuro di Udine è assicurato» ribadisce Peres nell’evidenziare che, pur essendo in corso la trattativa sindacale, non è stato concordato ancora come gestire i trasferimenti e quali saranno le prospettive per Udine». L’auspicio è che qualcosa di più concreto venga presentato il prossimo 26 settembre nel corso dell’incontro fissato tra le parti all’Assolombarda di Milano.
«Con questo piano - sostiene invece il direttore generale - Nestlé Purina Italia intende garantire la propria presenza produttiva in Italia, facendo sì che entrambi gli stabilimenti (Udine e Portogruaro) affrontino sempre meglio le future sfide competitive di un mercato in costante cambiamento». A parole, infatti, sempre secondo i sindacati, l’azienda si è impegnata a investire circa 600 mila euro nello stabilimento udinese per dare il via al nuovo corso che è quello degli accessori per piccoli animali. Nel piano, però, l’investimento non viene quantificato: «La focalizzazione e il miglioramento dell’efficienza e della competitività sul business accessori di Udine, che si rafforzerà quale polo unico in Europa - recita il documento -, grazie ad investimenti dedicati e a rinnovate strutture commerciali nazionali ed europee. La nuova missione di Udine escluderà la miscelazione e il confezionamento di semi per uccelli e roditori».
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