Stipendi, a Nordest i friulani sono i peggio pagati

UDINE. Sul fronte retribuzioni, il Friuli Venezia Giulia continua ad essere fanalino di coda del Nordest e del Nord, con una Ral (Retribuzione annua lorda) più bassa della media della macro area. Secondo il Jp Salary Outlook 2017, analisi del mercato retributivo italiano realizzata periodicamente da Job pricing (www.jobpricing.it, un portale che mette a disposizione anche un servizio di analisi sulla propria retribuzione), Il Fvg è buona ultima tra le regioni del Nord con una media di 28 mila 503 euro annui, valore più vicino alle regioni del Centro che a quelle della “locomotiva” economica del Paese. Tanto che è al 10° posto tra le regioni italiane, lontana dalla Lombardia, al primo posto con oltre 31 mila euro annui medi, dall’Emilia Romagna, seconda con oltre 30 mila euro, e dal Trentino Alto Adige, con 29 mila 800 euro. Sopra il Fvg anche il Veneto che evidenzia una Ral media di 29 mila 600 euro.
Le retribuzioni
Alla voce salari e stipendi, l’Italia non brilla in Europa. «Considerati i dati rilevati dall’Ocse - si legge nel rapporto di Job Pricing - il nostro Paese si colloca al 9° posto tra i 15 della zona euro. Con una media di 30 mila 642 euro, l’Italia sta sotto a Lussemburgo, che detiene la cifra più alta pari a 56 mila 197 euro, l’Olanda, 50.853, la Germania, 47.809, il Belgio, 46.570, ecc. Sotto di noi ci sono la Spagna, 26 mila 710 euro, la Grecia, poco sopra i 20 mila, la Slovenia, oltre i 18 mila, il Portogallo, 17.500, e infine Estonia e Slovacchia (10 mila 918 euro).
«Volendo analizzare i dati Ocse - spiegano da Job Pricing - anche dal punto di vista fiscale, la tassazione italiana fa sì che gli stipendi dei lavoratori dipendenti, considerati al netto della tassazione, ci portino agli ultimi posti della classifica».
Analizzando i dati dell’osservatorio Job Pricing emerge che un lavoratore dipendente in Italia percepisce una Ral media di 29 mila 238 euro; ciò significa che le Ral medie del Fvg sono addirittura al di sotto della media nazionale.
Passa il tempo ma alcune cose cambiano con molta difficoltà. Nel caso del “Gender gap”, ovvero la disparità di genere nelle retribuzioni che continua a vedere penalizzate le donne rispetto agli uomini, il miglioramento registrato nel 2017 (rilevazioni relative al primo semestre parametrate ai 12 mesi) è davvero minimo nel raffronto con l’anno precedente.
«Il mercato evidenzia una disparità di retribuzioni tra uomini e donne: il gap di genere è pari all’11,7% a favore degli uomini, che guadagnano in media circa 3.100 euro in più delle donne - si legge nel rapporto -. Il divario maggiore nelle retribuzioni interessa i profili impiegatizi, con circa 3.000 euro in meno percepiti dalle donne e un delta del 10,2%. Anche fra gli operai il gap è significativo: la differenza media è infatti di circa 2.700 euro, con uno scostamento dell’11,7%. La differenza percentuale dei dirigenti è anch’essa simile a quella di impiegati e operai (10%), ma con un delta monetario significativo: le donne nelle posizioni più alte delle gerarchie aziendali guadagnano in media circa 9.400 euro in meno dei colleghi uomini. Una differenza contenuta invece caratterizza i quadri: lo scostamento è “solo” del 4,2%».
Passando dalle differenze percentuali ai valori assoluti, un dirigente maschio mediamente incassa una retribuzione annua lorda di 102 mila 403 euro; una pari grado donna si ferma poco sopra i 93 mila euro. Tra i quadri i maschi superano i 54 mila 600 euro annui, le donne si attestano su 52 mila 400. Nella categoria impiegati i maschi arrivano a 32 mila 344 euro, le donne restano al di sotto del 30 mila euro, con una media di 29 mila 345. Tra gli operai gli uomini superano i 25 mila 600 euro, le donne non arrivano a 23 mila.
Per quanto i dati non siano esaltanti, l’Italia «figura al 3° posto - rileva Job Pricing - in una classifica di 30 nazioni europee per Gender Salary Gap meno elevato, e quindi l’Italia risulta una delle realtà con la differenza di genere più bassa». In vetta alla classifica con il Gender gap più contenuto c’è la Romania, 4,5%, il Lussemburgo, 5,4%, quindi l’Italia con il 6,1%. Seguono nell’ordine Belgio, Slovenia, Polonia, Croazia, Malta, Lituania, Svezia, Irlanda, Bulgaria, Cipro... In Francia (18° posto) il Gender gap è del 15,5%, in Svizzera (24°) del 19,3%, in Gran Bretagna (26° posto) del 20,9%, in Germania (28°) del 22,3%.
Il settore bancario, quello assicurativo e dei servizi finanziari sono in assoluto quelli più remunerativi. La retribuzione annua media lorda al primo semestre 2017 è infatti di oltre 40 mila euro, per la precisione 40.186, che porta questi settori in vetta nella classifica redatta per valore della Ral media. Al secondo posto ci sono le utilities con una Ral media di 32.247; quindi l’industria di processo con 31 mila 276 euro; l’industria manifatturiera con 30 mila 369. Al quinto posto c’è il commercio con 29 mila 261 euro, un valore che è in linea con la media nazionale; sotto ci sono i servizi con 27 mila 741 euro, l’edilizia, con 26 mila 786. Fanalino di coda l’agricoltura con una Ral media annua di 23 mila 246 euro. «Nella lettura dei dati - spiega l’osservatorio Job Pricing - va tenuto conto della composizione occupazionale dei vari settori che hanno una proporzione differente di dirigenti, quadri e operai».
Secondo l’indagine sulle forze lavoro dell’Istat rielaborati da Job Pricing, solo l’1,4% dei lavoratori dipendenti di aziende private è dirigente e il 4,3% è quadro. I restanti, cioè il 95% circa, sono inquadrati come impiegati o come operai. Un dirigente ha una retribuzione annua lorda media che o oltre 4 volte quella di un operaio; oltre 3 volte quella di un impiegato e circa 2 volte quella di un quadro. Se si considera il netto mensile, ecco che un dirigente guadagna una cifra che è pari quasi 3 volte a quella percepita da un operaio. Nella “Piramide” costruita sulla base della composizione degli occupati, gli operai sono il 58,5% del totale dipendenti e hanno una Ral media di 24 mila 753 euro. Gli impiegati sono il 35,8% degli occupati e riscuotono mediamente 30 mila 750 euro annui; i quadri che sono il 4,3% del totale, superano i 53 mila euro. In cima ci stanno i dirigenti, che sono l’1,4%, con oltre 101 mila euro medi
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto