"Stalking dal vicino trans", ma a Udine il giudice lo assolve

Il difensore: è stato lui a essere discriminato, all’Ater 70 segnalazioni immotivate. L’accusa aveva chiesto una condanna a dieci mesi, la parte civile 10 mila euro
ANTEPRIMA UDINE GENNAIO 2002 TRIBUNALE NUOVO TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA
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UDINE. Dire che il rapporto di vicinato tra una friulana di 44 anni e un transessuale di 52 originario di Messina è burrascoso è dire poco. I due abitano nello stesso appartamento Ater, uno di fronte all’altro condividendo il pianerottolo e da anni ormai si “sfidano” a colpi di denunce e segnalazioni: lei querela e lui respinge al mittente tutte le accuse.

L’accusa a carico dell’uomo, che si fa chiamare Eva, e di altri due vicini che invece abitano al piano di sopra dello stesso palazzo, era quella di stalking, ma il gup Daniele Faleschini Barnaba ha assolto gli imputati. Il pubblico ministero Alessandro Burra aveva invece chiesto una condanna a dieci mesi per tutti e tre gli imputati.

Nel tempo infatti, a detta della donna, la situazione era diventata insostenibile: dal disturbo continuo causato dalle visite di amici a tutte le ore e dalle passeggiate notturne di lui in tacchi a spillo, si era infatti passati alle offese e alle minacce. Non solo.

La donna aveva accusato il transessuale di avergli anche rubato due zerbini e gli addobbi natalizi. Gli altri vicini invece dovevano rispondere oltre che di minacce e ingiurie anche di aver riempito di immondizia (mozziconi di sigarette, foglie, capelli, polvere e cenere) la sua buchetta delle lettere.

Insomma, la vita in quel condominio per la donna era diventata impossibile tanto che si trovava a dover fare i conti con un perdurante stato d’ansia. Per paura di essere spiata dal transessuale e dagli altri due vicini, un friulano di 56 anni e una emiliana di 58, la donna ha raccontato di essere costretta a «muoversi con circospezione nelle parti comuni del condominio, spesso chiedendo ai propri familiari di accompagnarla fino alla porta dell’appartamento o attendendo l’arrivo del compagno per non dover entrare nel condominio da sola».

Tanti gli episodi contestati. Il primo risale all’agosto del 2012: la donna ha riferito che il transessuale l’ha colpita con un porta vaso in ferro e poi le ha rotto in testa un vaso di terracotta, ma in questo caso il gup non si è pronunciato essendo già in corso un altro procedimento concluso con un patteggiamento.

Poi, nel novembre dello stesso anno, la donna ha accusato il vicino del furto di due zerbini e di aver ripettamente lasciato immondizia davanti al suo ingresso e nella buca delle lettere. A dicembre 2012 il transessuale si sarebbe impossessato degli addobbi natalizi appesi dalla donna sulla porta e avrebbe tentato di rubarle di nuovo gli zerbini non riuscedoci perché erano stati incollati a terra.

Alla richiesta della donna di restituirle gli addobbi le avrebbe scagliato contro un’arancia. Insieme agli altri due vicini, il trans, sempre in base alle denunce della donna, si sarebbe fermato più volte a fumare davanti alla biancheria stesa nello stendino condominiale e avrebbe collocato dell’incenso sul pianerottolo.

Le ultime offese denunciate, questa volta nei confronti degli altri due vicini risalgono al febbraio del 2014. Il giudice però ha stabilito che si è trattato di uno scambio di offese e per tutti gli altri reati ha assolto gli imputati perché il fatto non sussite.

Respinta quindi anche la richiesta di risarcimento di 10 mila euro avanzata dalla donna che si era costituita parte civile con l’avvocato Giovanni Adami. Soddisfatto l’avvocato difensore dei tre imputati, Massimo Cescutti che ha evidenziato come in realtà ci sia stato un atteggiamento discriminatorio nei confronti del transessuale. A suo dire le diverse denunce e le decine di segnalazioni all’Ater, circa 70, sarebbero in realtà motivate dal desiderio di ottenere un appartamento più isolato.

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