Staccato il collare all'orso Mirtillo: è diventato grande. E ora l’università osserva M49

Il ricercatore Stefano Filacorda: il plantigrado in fuga potrebbe arrivare in Friuli. A breve si sgancerà quello di Francesco
L'orso Mirtillo
L'orso Mirtillo

Staccato il collare all'orso Mirtillo: monitorato per 15 mesi, ora è diventato grande

Francesco, l’orso della Carnia, quando è arrivato in Friuli era “ricercato” come lo è oggi M49, il plantigrado in fuga in Trentino. Pure Sochi, il fratello di Francesco giunto alcuni anni prima a Socchieve aveva un passato turbolento. Entrambi figli di KJ2, l’orsa abbattuta in Trentino perché considerata pericolosa, da adulti hanno cambiato atteggiamento.

Lo confermano i dati. Francesco è monitorato da oltre tre anni, ma a breve il suo collare si staccherà, mentre quello di Mirtillo è già stato sbloccato in remoto. A coordinare le diverse attività è il ricercatore dell’università di Udine, Stefano Filacorda, lo stesso che, in collaborazione con la Provincia e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), studia il comportamento delle orse per capire se si riflette su quello dei figli.

PER APPROFONDIRE: Il parco delle Prealpi diventa "l'autostrada preferita dagli orsi" per le emigrazioni

Come avete staccato il collare a Mirtillo senza catturarlo?

«L’abbiamo fatto, in remoto, avvicinandoci a qualche decina di metri dall’animale con una radio. È la stessa tecnica usata in Trentino per M49».

Perché proprio ora?

«Perché dopo 15 mesi di monitoraggio, l’animale sta crescendo e abbiamo un numero sufficiente di dati. A questo punto per noi è importante avere in mano il collare.

Cacciatore sloveno uccide l’orso Elisio


Dov’era l’orso quando siete intervenuti?

«In Slovenia vicino all’altopiano della Baisnizza, tra Nova Gorica e Tolmino, sulla parte sinistra dell’Isonzo. È il terzo esemplare catturato nella zona dal 2013, il primo nell’ambito del progetto europeo Nat2Care».

In questo momento, quanti orsi state monitorando?

«Solo Francesco. Presto anche il suo collare si staccherà».

Avvistati nuovi orsi in Carnia, ecco le immagini di chi "passeggia" per i nostri boschi


Non rileverete più i suoi spostamenti?

«Continueremo la nostra attività. A fine anno si conclude l’autorizzazione, chiederemo il rinnovo per altri tre anni».

L’utilizzo del collare aiuta a ridurre i danni?

«Grazie al collare in località Pani abbiamo ridotto l’impatto con le pecore. Ogni orso ha una storia a sé, Francesco, a esempio, ha paura della fettuccia bianca e rossa che, generalmente, viene usata nei cantieri».

Come spiega questo fatto?

«Evidentemente in passato ha preso la scossa e ora vede il filo e ha paura perché gli ricorda l’effetto della corrente elettrica. In Pani non si avvicina più alle pecore».



Alla luce di tutto ciò, M49 va abbattuto?

«Non va abbattuto, fino a quando non attacca l’uomo. Sono contrario all’abbattimento anche se è chiaro che è un costo per la società. La gente deve rendersi conto di questo, non può dire solo “viva l’orso”. In Italia ogni orso diventa un simbolo. Ma non dimentichiamo che l’ordinanza per la cattura nasce dai ripetuti attacchi al bestiame e dai suoi ingressi negli stavoli o nei luoghi di lavorazione dei formaggi».

M49 può arrivare in Friuli?

«La possibilità c’è proprio perché abbiamo già avuto casi di orsi della popolazione trentina che si sono spostati in Friuli. Francesco è uno di questi, ma prima ancora Sochi, famoso per le predazioni in località Pani, che dal Friuli andò in Austria. Non dimentichiamo che la Stiria era molto vicina a deliberarne l’abbattimento».

E poi cosa è successo?

«Con l’andare del tempo si è nuovamente spostato verso il Friuli: l’abbiamo campionato più volte al confine con la Slovenia. Ha utilizzato tutte le zone che avrebbe utilizzato Francesco».

Se Francesco ha seguito le orme di Sochi potrebbe farlo anche M49?

«La possibilità c’è. Stiamo facendo molti sforzi per caratterizzare le strade seguite da generazioni di orsi trentini. Esistono vie nelle quali gli orsi si muovono più facilmente. A prescindere se sono o non sono parenti, i plantigradi leggono il territorio con lo stesso criterio. Può avvenire, quindi, che M49 arrivi in Friuli».

Può accadere anche che cambi atteggiamento?

«È noto che in età adulta molti animali, ma non tutti, modificano il comportamento. Imparano che certe attività diventano a rischio e cambiano comportamento».

L’ha fatto anche Francesco: prima di arrivare in Carnia aveva predato molte specie domestiche.

«Ha imparato che è pericoloso. Ora è un animale che vive vicino alle case senza farsi notare. Gli abitanti lo vedono poco. Francesco sa leggere gli orari e le situazioni».

Sta dicendo che un esemplare giovane deve fare certe esperienze?

«Bisognerebbe avere la pazienza di aspettare oppure trasferire gli animali più giovani che si dimostrano problematici in luoghi isolati e non interessati dalla zootecnia. In America lo fanno».

Trattandosi di animali intelligenti, possono tornare indietro?

«Se vengono spostati in luoghi sufficientemente lontani è meno probabile».

In Slovenia li gestiscono con i punti di foraggiamento nelle foreste.

«Studi scientifici ci dicono che i punti di foraggiamento risolvono solo in parte il problema. Il tema è discusso, a mio avviso il sistema sloveno altera il comportamento degli orsi che si abituano a spazi familiari piccolissimi».

E della gestione trentina cosa pensa?

«La Provincia di Trento sta facendo grandi sforzi, ma 60 orsi sono tanti. Una parte di questi animali dovrebbero stare da noi non da loro».

Perché?

«Perché gli studi confermano che il luogo più idoneo per gli orsi è il Friuli, soprattutto la zona verso il Pordenonese».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto