Spari all’ex vicino, arrestato autista dell’Atap
Dopo litigi tra famiglie durati anni. In carcere anche il figlio, l’accusa è tentato omicidio
Un autista dell’Atap di Pordenone, Luciano Marchesin, 57 anni, è stato arrestato per tentato omicidio premeditato e pluriaggravato assieme al figlio Alberto, di 23 anni. I due, residenti a La Salute di Livenza, una frazione del comune di San Stino in provincia di Venezia, avrebbero tentato di uccidere un ex vicino di casa, un trentaduenne residente nel vicino comune di Torre di Mosto. L’agguato era fallito di un soffio, sulla provinciale che collega Torre di Mosto a La Salute lo scorso 20 agosto, quando sulla zona imperversava un forte temporale. Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Portogruaro, coadiuvata nell’indagine dai militari della stazione di San Stino, quella notte i Marchesin avevano deciso di attuare il loro proposito e si erano messi all’inseguimento della Volkswagen su cui si trovava, alla guida, il trentaduenne torresano. Erano da poco passate le 2 di quella notte di fine estate. Di lì a pochi giorni, a non molti chilometri, si sarebbe consumato il duplice delitto dei coniugi di Sesto al Reghena, a Gorgo al Monticano. Il figlio Alberto si trovava alla guida della Bmw. Vicino a lui sedeva il padre Luciano. secondo l’accusa, hanno intercettato l’auto del bersaglio e Luciano Marchesin, senza esitare, ha fatto fuoco. Una prima volta, due, poi tre, quattro e ancora. Alla fine i colpi sparati andati a bersaglio sono stati sei. Alcuni hanno colpito la carrozzeria posteriore della Golf, altri si sono conficcati sul sedile e sul poggiatesta. Un altro ha frantumato il lunotto, attraversando l’abitacolo, sfiorando l’orecchio del conducente e uscendo attraversando il parabrezza. L’uomo preso di mira era riuscito a dare l’allarme. I militari del 112 gli avevano consigliato di rifugiarsi alla stazione di San Stino, lontana meno di 7 chilometri dal luogo dell’agguato. Scavando nel passato della parte lesa, i carabinieri hanno scoperto che la sua famiglia aveva avuto da ridire proprio con quella dei Marchesin. Le indagini si sono, così, concentrate quasi subito su Marchesin senior, autista a Pordenone e appassionato di armi. Aveva una licenza di tiro a segno sportivo che gli permetteva di frequentare il poligono di via del Tiro a segno. La sua macchina è stata sottoposta ad analisi da parte dei Ris di Parma, che hanno stabilito che da quell’auto qualcuno aveva sparato. Non bastava, mancavano la prova regina. L’altro giorno l’interrogatorio fiume. Dopo 12 ore Luciano Marchesin è crollato, indicando nella spiaggia di Lido Altanea (Caorle) il luogo in cui aveva nascosto l’arma, una pistola automatica di fabbricazione italiana, una 19x21 Sab, rubata 10 anni fa a Mortegliano, ma non si sa ancora da chi. Il figlio Alberto non ha, invece, ceduto di un millimetro. «Si tratta di un fatto impressionante – ha dichiarato ieri in conferenza stampa il capitano della compagnia di Portogruaro Marco Giacometti - . Colpisce per la futilità dei motivi: liti familiari risalenti a diversi anni prima. Un tentato omicidio che non è diventato omicidio per una pura casualità». I due Marchesin, padre e figlio, sono stati rinchiusi in carcere a Venezia. Alle indagini hanno collaborato anche i carabinieri di Pordenone. E’ stato il pm Bressan di Venezia a chiedere e ottenere le due ordinanze di custodia cautelare al gip Gallo.
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