Sos dei tabaccai: prezzi troppo oscillanti

Bianco della Fit attende nuove rimodulazioni dei costi. «Ma un rialzo delle “bionde” ci penalizzerebbe»

UDINE. Il 1º agosto è scattato l’aumento delle sigarette con il riordino della tassazione voluto dal governo, ma a Udine al momento non è stato registrato alcun calo delle vendite, anche perché a subire la maggiorazione di prezzo, è stata una sola marca di sigarette. A preoccupare i tabaccai non è tanto l’ultimo aumento subito, quanto la crisi che incombe sull’intera categoria, continuamente esposta all’altalenanza dei prezzi imposti, che disorienta il consumatore e genera incertezza nel sistema delle vendite, tanto che se fino a qualche tempo fa la licenza per le rivenditorie era particolarmente ambita, ora ha perso in appeal e inizia a soffrire alla pari degli altri settori commerciali.

«Con questo continuo sali e scendi dei prezzi si perde in credibilità, il cliente si sente preso in giro e si chiede quale sia il reale valore economico del prodotto» dice il presidente della Fit- Federazione Italiana tabaccherie di Udine, Carlo Bianco. «Quando riceviamo tabelle e prezzi – aggiunge Bianco – non possiamo fare altro che adeguarci e subire, sopravviviamo perché la gente ha ancora fiducia nel tabaccaio, ma se continua così, faremo la fine di tanti commercianti che finiscono per chiudere le loro attività».

Per quanto riguarda il recente rialzo dei prezzi, che ha interessato la sola marca di sigarette Chesterfield, prodotte dalla multinazionale Philip Morris aumentato di dieci cent, è ancora troppo presto per potersi esprimere sul calo di vendite. «Non ci sono dati e riscontri e non sono pervenute al momento segnalazioni», come conferma il presidente della Fit. Perdite nelle vendite che, come rileva Bianco, avranno interessato maggiormente i comuni di Trieste e Gorizia, ben più soggetti al fenomeno dell’acquisto trans-frontaliero di tabacchi. Bisognerà quindi attendere i prossimi mesi, visto che è in fase d’esame lo schema di decreto legislativo in materia di tassazione dei tabacchi lavorati.

«La rimodulazione delle accise, in rialzo, – spiega Bianco – colpirà tutti i tipi di tabacco e il prezzo dipenderà dalle decisioni delle case produttrici: vedremo se e in quali termini opteranno per l’assorbimento del costo o trasferiranno le accise sul prezzo finale del prodotto. Noi per ora non lo possiamo sapere». Come prevede lo schema, l'onere fiscale minimo, ovvero l’accisa più Iva, sarà pari a 170 euro per chilogrammo. «La rimodulazione, probabilmente, porterà a un aumento dei prezzi: speriamo si tratti di un leggero rincaro, o come zona di confine saremo penalizzati» conclude il presidente della categoria.

Già, perché anche se le tabaccherie sono concessionarie e non soffrono troppo la concorrenza avendo prezzi omogenei, un rialzo consistente sul costo delle “bionde” creerebbe non pochi disagi. E allora sì che lo spauracchio delle vicine regioni di confine, con prezzi sensibilmente inferiori, si materializzerebbe anche per Udine.

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