«Soldi del bollo auto non versati all’Erario»: tabaccaio condannato

Brugnera, accusato di peculato: un anno di reclusione, pena sospesa. L’esercente: «Mi trovavo in un momento di difficoltà»

BRUGNERA. Tabaccaio accusato di peculato, per essersi trattenuto i soldi delle tasse automobilistiche riscosse. È stato giudicato con rito abbreviato e condannato a un anno di reclusione con la sospensione condizionale della pena.

I fatti si riferiscono allo scorso anno e sono stati rievocati ieri, davanti al giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Pordenone Piera Binotto.

Secondo il capo di imputazione, Antonio Presotto, 57 anni, di Brugnera, quale gestore del sistema Lottomatica attivo nella sua tabaccheria nella città di residenza, aveva la licenza per riscuotere le tasse automobilistiche. Operazione che, dopo la riscossione, prevedeva il versamento dell’incasso all’Agenzia delle entrate.

Per l’accusa – ieri in aula il pubblico ministero procuratore Marco Martani – l’uomo si sarebbe trattenuto le competenze di due mensilità: 8 mila 980 euro a settembre, 557 euro il mese successivo.

«Ero in un momento di difficoltà», si è giustificato l’esercente davanti al giudice. Tanto che i soldi mancanti sono stati garantiti attraverso la fidejussione che viene versata alla società concessionaria a titolo di assicurazione.

Il giudice ha riconosciuto le attenuanti all’imputato, poiché incensurato, e la lieve entità dell’episodio di peculato. Ha quindi pronunciato sentenza, a seguito di rito abbreviato che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena.

Antonio Presotto è stato condannato a un anno di reclusione (e all’interdizione dai pubblici uffici per ugual periodo) con il beneficio della sospensione condizionale della pena.

Quello valutato ieri in tribunale è il secondo episodio del genere nel giro di un anno. La prima volta, l’autunno scorso, era capitato a un tabaccaio di Pordenone.

Un momento di difficoltà economica, due versamenti non compiuti, ma poiché si tratta di soldi degli automobilisti a ente pubblico – quale è lo Stato – è automatica l’ipotesi di accusa di peculato.

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