Il doppio sogno dell’Apu: un’arena da 12 mila posti a Udine e il Carnera che rinasce

Il sindaco aveva parlato di stop al piano di ristrutturazione, ma Pedone rilancia. In caso di un nuovo progetto, i 23 milioni già ottenuti tornerebbero alla Regione

Anna Rosso
Il palasport Carnera
Il palasport Carnera

Non è un game over, ma più di un raddoppio: il piano del presidente dell’Apu Alessandro Pedone per rivoluzionare l’area dei principali impianti sportivi udinesi non prevede solo la ristrutturazione del Carnera, ma la realizzazione, a poca distanza dal palasport, di una nuova arena da 12 mila posti dove poter sia giocare sia le partite di serie A di basket, sia ospitare concerti ed eventi.

Pedone, rispondendo a quanto dichiarato dal sindaco di Udine Alberto Felice De Toni («L’ipotesi di ristrutturazione del Carnera così come era stata ipotizzata non può proseguire. I vigili del fuoco non hanno dato parere positivo all’ampliamento, almeno nelle dimensioni immaginate»), rilancia con una scommessa che punta non solo a rimettere a nuovo il Carnera, ma a far nascere un’arena capace di proiettare il Friuli nel circuito mondiale dell’intrattenimento, grazie a partner di alto livello come Live Nation.

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Il palasport Carnera di Udine

L’obiettivo è trasformare l’area dei Rizzi in una cittadella dello sport e della musica. Un progetto “a incastro”, dove il vecchio e il nuovo non si escludono, ma si completano, in un gioco di volumi e funzioni.

 Il nodo dei finanziamenti 

I circa 23 milioni di euro di fondi regionali già ottenuti dal Comune per ristrutturare il palasport Carnera rischiano, in base a un automatismo di legge, di tornare a Trieste qualora il Comune dichiarasse l’impossibilità di procedere con la realizzazione.

A chiarire questo punto è il vicepresidente della regione e assessore allo sport Mario Anzi: «Qualsiasi deviazione dal progetto originale, o una dichiarazione di impossibilità a realizzarlo da parte del Comune, comporterebbe la revoca obbligatoria dei fondi: questo per legge, non per decisione politica della Regione».

La soglia dei 3.500 posti

Il punto di partenza del progetto Apu è una necessità tecnica. «Ho letto con interesse le parole del sindaco – spiega Pedone – e ritengo che intendesse dire che, per il Carnera, in base alle norme previste in caso di attività durante un cantiere, purtroppo, la capienza del palasport non potrebbe essere più di 3.500 posti (ossia il numero minimo richiesto dalla Federazione italiana pallacanestro per la seria A), ma dovrebbe inevitabilmente scendere».

In sostanza, avviare la ristrutturazione del Carnera significherebbe, per motivi di sicurezza, ridurre i posti disponibili durante i lavori, scendendo sotto la soglia minima. Risultato? L’Apu resterebbe senza una “casa” per il campionato. È qui che la strategia cambia: invece di puntare su un’unica struttura, Pedone propone di sdoppiare l’intervento.

Il progetto a doppio binario

La nuova visione si muove su due binari paralleli. Da un lato c’è il Carnera che resterebbe un presidio fondamentale: «Sarà ancillare alla nuova arena», precisa il presidente. Qui troverebbero spazio le giovanili, la Next Gen, la squadra femminile e gli allenamenti, senza escludere un futuro utilizzo per altre discipline sportive. Un polmone essenziale per l’attività di base che non può e non deve essere smantellato.

Dall’altro lato, la nuova arena. L’area individuata non è quella dell’ex Bertoli (proposta dal Comune, ma condizionata da pesanti bonifiche), bensì alcuni terreni ora agricoli situati tra l’abitato dei Rizzi e la tangenziale Ovest e adiacenti ai parcheggi dello stadio Friuli. Una posizione strategica, servita dalla viabilità principale.

Non “sacco vuoto”, ma hub di eventi

Ma una struttura da 12.000 posti non può vivere di solo basket. Pedone è categorico su questo: «Costruire un’opera è complicato, ma riempirla di contenuti lo è di più. Abbiamo l’obbligo morale di non creare un sacco vuoto». Per questo motivo, evidentemente, il partner scelto non è un nome qualunque, ma Live Nation, il colosso globale dell’intrattenimento dal vivo. «Vogliamo il meglio per il nostro Friuli – sottolinea Pedone – e stiamo trattando con il meglio che c’è sul mercato mondiale. A gennaio con piacere apriremo il sipario su tutto il progetto».

L’idea è quella di una struttura multifunzionale in cui i grandi concerti possano alternarsi al basket di Serie A. In questo modo, la sostenibilità economica dell’opera non graverebbe solo sulle spalle dello sport, ma verrebbe garantita da un palinsesto di eventi capace di attirare pubblico dal Triveneto, da Austria e Slovenia.

La presentazione a gennaio

Nonostante l’entusiasmo, restano sul tavolo diversi interrogativi, soprattutto sul fronte finanziario. La Regione ha già stanziato 23 milioni di euro: fondi che, come detto, sono però vincolati alla ristrutturazione del vecchio impianto. Sarà possibile riallocare questi capitali nel nuovo progetto “a due teste” in tempi accettabili?

Il presidente Pedone non vuole anticipare troppo i dettagli tecnici: «Stiamo ultimando il business plan e i contenuti del progetto». Il velo verrà sollevato definitivamente nella prima decade di gennaio, durante una conferenza stampa che si preannuncia come un evento politico-sportivo per Udine. 

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