Sicurezza, giro di vite sul porto d'armi per difesa

È sempre più difficile ottenerlo, anche per le categorie a rischio come gioiellieri, farmacisti e imprenditori
È sempre più difficile ottenere il porto d'armi a scopo difensivo in Friuli. Anche per le cosiddette categorie a rischio come gioiellieri, farmacisti, imprenditori. Infatti negli ultimi cinque anni si è registrata una diminuzione del 32% dei possessori di pistola per difesa personale, passati da 259 a 174. Questo perchè ormai i servizi di vigilanza privata e gli impianti antifurto sono alla portata di tutti e perchè sono sempre più diffusi i sistemi telematici di trasferimento del denaro, si pensi solo alle banche on-line. Nonostante ciò, nei casi in cui esiste un pericolo per l'incolumità della persona, tanto da richiedere che quest'ultima “giri” sempre armata, allora la Prefettura concede il porto d'armi per il periodo di un anno. Solo per fare un esempio la può ottenere il titolare di un distributore di benzina situato in una zona periferica.


Secondo quanto spiegano al palazzo del Governo, tale orientamento «non restrittivo, ma oculato» è anche un modo per garantire sicurezza e per prevenire reati, senza contare che in alcune occasioni la revoca tempestiva del permesso di detenere un'arma - sempre secondo quando riferito dal palazzo del Governo udinese - avrebbe scoraggiato tentativi di suicidio.

Insomma, per le nostre istituzioni, una qualche correlazione tra il numero di persone che possiedono fucili e pistole e gli episodi di violenza esiste. Su quest'argomento il dibattito si è riacceso anche in Friuli dopo il folle massacro di 32 innocenti avvenuto lo scorso 16 aprile in un campus degli Stati Uniti, ad opera di uno studente di 23 anni.


Le maglie della legge italiana, per chi la rispetta, sembrano dunque farsi sempre più strette. Dal 2003, per esempio, sono molto più approfonditi gli accertamenti della commissione medica cui compete l'emissione del certificato da allegare alla domanda. Allo stesso modo, la Prefettura è particolarmente attenta alla moralità e allo stile di vita dei detentori del porto d'armi.Ma sono comunque migliaia i friulani che possiedono un'arma, per i motivi più diversi: oltre seimila, infatti, hanno un fucile che utilizzano per tiro a volo e a segno o per andare a caccia (i permessi rilasciati dalla questura di Udine ogni anno, rinnovi compresi, sono in media mille e valgono per 6 anni) e diverse centinaia sono le guardie giurate che hanno a disposizione una pistola. I modelli maggiormente diffusi sono la Beretta 9x21 e la Smith&Wesson. Poi ci sono i collezionisti di armi rare o antiche (ossia che risalgono a prima del 1890) che possono detenere, ma non portare in giro, numerosi “pezzi”. Acquisto e detenzione sono limitati alle armi comuni da sparo iscritte in un catalogo. Quelle da guerra sono sempre vietate. Per fare richiesta del porto, titolo che ha validità annuale, bisogna aver compiuto 18 anni.


Se il cittadino, al momento del rinnovo, non garantisce tutti i requisiti di legge (buone condizioni fisiche, nessuna dipendenza da alcol o droghe, mancanza di violazioni penali, solo per fare qualche esempio), rischia la revoca. Negli ultimi 5 anni la Prefettura ha negato 50 licenze per il porto di pistola e, allo stesso modo, l'ufficio Armi ed esplosivi - che fa parte della divisione polizia amministrativa della questura - dal 2002 al 2006 ha “ritirato” 200 autorizzazioni relative al porto di fucile per uso venatorio e sportivo.

A qualcuno, infine, sarà capitato di “ereditare” un'arma: in tal caso, come chiarisce Antonietta Donadio Motta, primo dirigente della Questura, è bene sapere che l'erede deve avere il porto d'armi oppure richiedere il nulla-osta alla polizia.

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