Si toglie la vita a Pordenone: aveva perso il posto di lavoro

Gli hanno comunicato che il suo contratto di lavoro non sarebbe stato rinnovato e, a 46 anni, si è tolto la vita. Il dramma è accaduto a Pordenone. Protagonista del tragico gesto è stato un magazziniere di un mobilificio di Azzano Decimo, 46 anni e padre di tre figlie, due delle quali giovanissime.
PORDENONE.
Famiglia e lavoro rappresentavano i muri portanti della sua esistenza: crollata la seconda certezza, è crollato pure lui. E’ stata, infatti, la perdita del posto in fabbrica a portare alla morte, tragica e prematura, di un magazziniere pordenonese di 46 anni, padre di tre figlie. Dipendente del mobilificio Horm di Azzano Decimo, all’uomo (di cui omettiamo il nominativo per una scelta di sensibilità nei confronti della famiglia) da qualche giorno l’azienda aveva comunicato che il 22 aprile, data di scadenza del suo contratto, il posto di lavoro non sarebbe stato riconfermato.


Niente più impiego, dunque, in un’età critica per trovarne subito un altro e, soprattutto, per riuscire a a crescere le sue tre figlie.


Un colpo brutale, che gli ha sgretolato presente e futuro. Che gli ha tolto ogni forza per affrontare l’ennesima avversità, dandogli in cambio la più devastante delle disperazioni: la convinzione di non avere più chance.


Il dramma umano affonda le sue radici nella crisi economica che, agli inizi dello scorso anno, si è abbattuto anche sull’azienda in cui l’uomo lavorava. All’epoca il mobilificio aveva avviato la procedura di concordato, cui è seguita la nascita di una nuova società, che ha ripreso l’attività, ma con un numero inferiore di occupati. Anche il quarantaseienne pordenonese era stato posto in cassa integrazione straordinaria con la procedura. Quindi, era stato riassunto con un contratto a termine, che sarebbe scaduto «il prossimo mese di aprile – spiega Simonetta Chiarotto, responsabile della Fillea Cgil per la zona del mobile – e non sarebbe stato rinnovato.


Il magazziniere ne era stato messo al corrente. Era stato convocato in azienda una decina di giorni fa e gli era stata comunicata la decisione. Ne avevamo parlato, e sapeva anche che avevo chiesto un incontro alla direzione per vedere se fosse possibile evitare i licenziamenti annunciati. Anche perchè - riferisce ancora Simonetta Chiarotto - a detta di tutti era un bravissimo lavoratore, esperto, affidabile, di assoluta fiducia». L’incontro della sindacalista con la direzione della società deve ancora avvenire.


La scoperta del tragico gesto risale alla mattinata di ieri, quando i familiari, preoccupati dal fatto di non aver né visto né sentito il parente nel fine settimana, si sono decisi a suonare il campanello di casa. Quando scampanellate e richiami non hanno dato risultato, hanno provato a entrare. La porta faceva però resistenza. Per capirne il motivo è bastata un’occhiata. A bloccare l’ingresso c’era il corpo dell’uomo, riverso sul pavimento e ormai privo di vita. Il rinvenimento di un biglietto destinato ai familiari, da parte della polizia, è bastato a chiudere il cerchio. Oltre alle tre figlie, delle quali due ancora molto piccole, l’uomo lascia due sorelle, l’ex moglie e l’attuale compagna.


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