Si fingono soci in affari o avvocati per truffare una donna e spillarle denaro, in fumo 90 mila euro
In due a giudizio con l’accusa di circonvenzione d’incapace per essersi fatti consegnare denaro da una signora con problemi psichici

Uno l’aveva convinta a diventare socia in un’attività per l’allevamento di maiali, l’altro le aveva fatto credere di essere un avvocato in grado di seguirla in una pratica automobilistica. Fin troppo facile per entrambi carpirne la fiducia e spillarle denaro, trattandosi di una persona in stato d’infermità o, comunque, di deficienza psichica. Ecco perché, a giudicare le condotte di Nicola Piazza, 35 anni, di Castions di Strada, e di Simone Zen, 42, di Porpetto, e a valutarne l’eventuale responsabilità penale rispetto alle accuse di circonvenzione d’incapace e truffa contestate loro dalla Procura, sarà il giudice del dibattimento, nel processo al via dal prossimo 7 dicembre. Il decreto di rinvio a giudizio è stato emesso ieri dal gup del tribunale di Udine, Daniele Faleschini Barnaba, al termine dell’udienza preliminare in cui la persona offesa, un’udinese di 57 anni, si è costituita parte civile con l’avvocato Alessandro Calienno. Era stato proprio quest’ultimo a opporsi per due volte alla richiesta di archiviazione del procedimento avanzata dal pm Luca Olivotto, titolare del fascicolo e tutt’altro che persuaso della versione fornita dalla denunciante. A tagliare la testa al toro e mandare avanti il caso era stata l’imputazione coatta disposta dal gip.
La depredazione dei beni della donna sarebbe cominciata subito dopo la vendita dei tre appartamenti che possedeva in un condominio nella zona del parco Moretti. Sfruttandone le condizioni di non perfetta lucidità – la relazione clinica dello psicoterapeuta Fabrizio Floreani aveva parlato di un «quadro psicopatologico di disturbo di personalità a coloriture paranoide» –, gli imputati sarebbero riusciti a mettere le mani su una somma complessiva di 90 mila euro.
Era bastato convincerla a investire i propri risparmi in una serie di attività finanziarie. A occuparsene sarebbe stato Piazza – che nella vicenda è difeso dall’avvocato Filippo Barbiero –, inducendola a sottoscrivere il preliminare d’acquisto del 50 per cento delle quote sociali della società “Dynamic sas”, spacciata per una società per l’allevamento di maiali e in realtà impegnata nella gestione di un bar di Palmanova, e poi anche una proposta di fidejussione in relazione a un prestito a favore dell’ “Arteco costruzioni generali srl”. A ricevere le somme di denaro, invece, sarebbero stati entrambi, a più riprese, in un periodo che i carabinieri non hanno potuto precisare, fuorché per i consistenti prelievi in contanti dal conto della donna, avvenuti tra l’agosto e il novembre 2013. Il capo d’imputazione contesta la circonvenzione d’incapace o, in subordine, la truffa.
È in quello stesso periodo che Zen – che è difeso invece dall’avvocato Federico Plaino – si sarebbe presentato a lei con il fantomatico nome di Emanuele Tami, preceduto dal titolo di avvocato del foro di Pordenone. Con la scusa di assisterla in una pratica automobilistica, sarebbe riuscito a farle versare ulteriori 1. 200 euro di onorario. Contribuendo così ad aggravare quella che l’avvocato Calienno ha definito la «situazione d’indigenza» in cui da quattro anni la sua assistita vive.
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