Si è spento Angelo Barbarino, il “molleggiato” di Udine

Aveva 62 anni e dal 2011 lottava contro un’emiparesi che gli aveva tolto la voce. Di lui si era accorto Enzo Tortora e con il karaoke di Fiorello aveva “battuto” Elisa
Morena 14 febbraio 2017 riproduzioni sosia celentano Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Morena 14 febbraio 2017 riproduzioni sosia celentano Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo

UDINE. Il suo modo di ballare e la sua voce ricordavano perfettamente il “molleggiato”. Di lui si era accorto Enzo Tortora che lo avrebbe voluto a Portobello. Delle sue doti rimase stupito anche Fiorello che durante una puntata del karaoke agli inizi degli anni ’90 lo volle sul palco.

E tale fu il successo in piazza a Gorizia che la sua esibizione – a stabilirlo fu l’applausometro - piacque più di quella della cantante monfalconese Elisa, allora ancora sconosciuta.

Angelo Barbarino per tutti era il “Celentano di Udine”. Nella sua abitazione c’erano più di 400 tra dischi, vinili, cd del celebre cantante, attore showman. «La sua casa era una musica», ricorda commossa la sorella Renata.

Angelo non c’è più. È scomparso il 10 febbraio dopo essere stato ricoverato il 21 gennaio all’ospedale di Udine per un malore. Dall’ottobre 2011 in seguito a un incidente mentre si trovava in sella alla sua bicicletta lottava con un’emiparesi che lo aveva costretto a un intervento alla corda vocale.

«In questi ultimi anni – racconta Renata – mi diceva spesso “mi hanno tolto la cosa più importante della vita, la voce”. Gli ripetevo di sforzarsi a cantare, ma si vedeva che non era più lo stesso».

Nato 62 anni fa a Udine, Angelo aveva praticamente trascorso tutta l’infanzia nel collegio di via Diaz. «Nostra madre, Olga – sottolinea Renata – ci ha aiutato a crescere con le sue sole forze. Angelo aveva un carattere particolare, vivace, uno spirito libero fin da piccolo».

Aveva lavorato in un negozio di alimentare, poi da fiorista e quindi in un’azienda di sedie nel manzanese. «Era un tuttofare – continua la sorella –. Aveva delle mani d’oro.

Era in grado di fare l’elettricista, il pittore e il carpentiere». Ma accanto a questi impieghi coltivava la grande passione: la musica. A 13 anni alla radio aveva ascoltato “Pregherò” di Adriano Celentano e ne era rimasto folgorato.

Da allora il “molleggiato” divenne il suo idolo. E lui il suo sosia. «Di quella canzone gli piacevano in particolare le parole», dice Renata. Angelo cominciò a collezionare dischi, vinili e cd del cantautore italiano e a cimentarsi anche nel canto e nelle movenze che potevano ricordare Celentano.

«Lo chiamavano dappertutto – ricorda la sorella –, alle sagre, alle feste di compleanno e ai matrimoni, perfino in Austria. Dario Zampa lo volle vicino a sé durante un'esibizione al palasport Carnera. Ebbe anche un’offerta per andare a Portobello, ma non aveva abbastanza soldi per poter presenziare alla trasmissione. L’apicoltore Nardini lo voleva anche portare a Canale 5, ma lui rifiutò.

«Non mi interessa di diventare famoso», mi ripeteva. “L’importante è far divertire la mia gente, i miei amici”. Era dotato di una grande voce. Un dono del Signore. Faceva la sua bella figura anche senza microfono».

Negli anni ’90 Angelo aveva coronato il suo sogno, conoscere Celentano. Un incontro quasi casuale nella chiesa di Galbiate in provincia di Lecco. «Lo vide altre due volte – conclude Renata –. Questa primavera volevo fargli quest’ultimo regalo. Volevo riportarlo a Galbiate per incontrare nuovamente Celentano. Purtroppo non ce l’ha fatta».

La data dei funerali non è ancora stata stabilita.

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