Si candida a sindaco di Roma il friulano anti-Specialità Fvg
UDINE. Il prossimo sindaco di Roma potrebbe avere origini friulane. L’onorevole Roberto Morassut, infatti, ha ufficializzato ieri la propria candidatura alle primarie del Pd per la corsa al Campidoglio.
Figlio di Oreste e nipote di Sante, entrambi di Sesto al Reghena, è nato a Roma dove nonno e padre si trasferirono nel 1936 per cercare fortuna dopo la chiusura della fabbrica tessile in cui lavoravano in Friuli a causa delle sanzioni comminate all’Italia allo scoppio della guerra d’Etiopia.
«Ci ho pensato molto – ha scritto sul proprio profilo Facebook il deputato “dem” –, come si fa per le cose importanti e che non possono essere improvvisate: mi candido alle primarie per il sindaco di Roma. Lo faccio per dare, in prima persona, un contributo alla rigenerazione della politica a Roma. Con i miei mezzi e le mie possibilità. E anche per salvare queste primarie, altrimenti a rischio. Mi sono reso conto, in questi giorni, che qualcosa o qualcuno mancava».
Non un deputato qualsiasi, almeno per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, Morassut, perchè chi ha buona memoria si ricorderà come sia stato lui a depositare la proposta di legge – attualmente ferma in commissione Affari Istituzionali della Camera – che punta a ridurre da 20 a 12 le Regioni italiane, l’unione del Friuli Venezia Giulia con Veneto e Trentino Alto Adige e il conseguente addio alla nostra Specialità.
Un accorpamento che, vale la pena ricordarlo, non è contenuto all’interno dell’attuale riforma costituzionale disegnata dal Governo, ma non per questo Morassut ha intenzione di gettare la spugna.
«Sono consapevole di come il mio progetto – ha spiegato – abbia alzato un polverone di polemiche, soprattutto nella mia terra d’origine, e me ne dispaccio. Non stiamo parlando di un decreto dell’esecutivo, bensì di una riforma aperta, in cui possiamo sederci attorno a un tavolo e discutere eventuali accorgimenti migliorativi».
Detto questo, però, il deputato democratico ha le idee chiare sul futuro della Specialità. «Resto convinto – ha continuato – di come la storia di un certo autonomismo che ha caratterizzato il nostro Paese vada rivista. Cinque Regioni autonome sulle venti totali non rispondono più alle esigenze di un’Italia che si deve rapportare con una nuova realtà europea. Vanno accorpate, ridotte e, per quanto riguarda le Speciali, c’è la necessità di rivedere le forme di autonomia che fino a questo momento sono state concesse dallo Stato centrale».
Una posizione che spiega, nitidamente, come la battaglia per la difesa della Specialità stia vivendo soltanto un periodo di tregua e che la pax renziana per il Friuli Venezia Giulia sia, prima o dopo, destinata a terminare. «Forse non ce la faremo adesso – ha concluso Morassut –, ma sono certo che la discussione sulla riduzione delle Regioni rappresenterà inevitabilmente una delle tematiche principali, a livello di riforme costituzionali, della prossima legislatura».
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