Sguardi d’intesa, richiami e duelli verbali tra il pm Vallerin e l’avvocato Mazzarella

Che il clima fosse particolarmente frizzante, ieri in Corte d’assise (a dispetto della giornata plumbea all’orizzonte dei finestroni dell’aula Falcone e Borsellino) lo si è capito sin dalle prime...
Che il clima fosse particolarmente frizzante, ieri in Corte d’assise (a dispetto della giornata plumbea all’orizzonte dei finestroni dell’aula Falcone e Borsellino) lo si è capito sin dalle prime battute, quando l’avvocato Maurizio Mazzarella, difensore di Lorenzo Kari, si è seduto proprio davanti, in linea d’aria, al nomade che stava testimoniando. I brontolii della parte civile e della pubblica accusa, di lì a poco, sono diventati veri e propri lamenti, per sguardi complici e parole che, a loro parere, Mazzarella avrebbe indirizzato a Kari, “teleguidandolo” nella testimonianza. L’avvocato, sdegnato, si è alzato protestando e ha cambiato posto. Ma le polemiche non sono finite. A proposito della mail fatta pervenire in procura da Mazzarella (sette pagine dettate da Kari, che non sa leggere, e vergate dal suo legale) si è aperta una battaglia legale tra il pm Vallerin, che ha sostenuto che Kari avesse poi controfirmato ogni pagina rendendo lo scritto attribuibile a tutti gli effetti a se stesso, e i difensori di Ruotolo, avvocati Rigoni Stern ed Esposito, secondo cui il documento non era tale da poter essere utilizzato integralmente per effettuare contestazioni. «E’ solo un brogliaccio, avete avuto otto ore d’interrogatorio, usate quelle» ha gridato Mazzarella, più volte ripreso dalla presidente della Corte d’Assise Angelica Di Silvestre, all’indirizzo del pm Vallerin. Il clima si è ulteriormente scaldato, fra l’avvocato di Kari e la pubblica accusa, e di fronte a un accenno di turpiloquio da parte del legale del nomade (che poco prima aveva indicato il pm sbottando:«O io non capisco lui o lui non capisce me») la presidente ha dovuto faticare non poco a riportare la calma: «Qui c’è un processo per omicidio e l’imputato ha diritto ad avere un processo dignitoso. Certe frasi non devono essere ammesse e vediamo di finire questo esame». E così è stato, in attesa che il nomade torni in aula per essere sottoposto al controesame delle parti civili. Chiusura col botto di Mazzarella: «Adesso mi faccio chiamare io a testimoniare, dalla difesa Ruotolo, e dico veramente come sono andate le cose». Ma per sto giro è bastato e avanzato così. (a.b.)

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto