Settore manifatturiero La piccola Manchester ha saputo reinventarsi

Studio del Cluster Comet presentato ieri a Unindustria Tessile ed elettrodomestico lasciano spazio a diversi scenari
19/11/2015 Rotterdam, studenti metalmeccanici degli istituti Albeda e Zadkine collaborano con le officine nella zona del porto di Rotterdam. Un nuovo rapporto dice che gli operai specializzati come falegnami, elettricisti e idraulici sono sempre più scarsi. RDM Rotterdam è la vetrina di innovazione della zona del porto di Rotterdam, dove la tecnologia è resa visibile in modo attraente attraverso la sinergia di imprese, università , istrusione e ricerca.
19/11/2015 Rotterdam, studenti metalmeccanici degli istituti Albeda e Zadkine collaborano con le officine nella zona del porto di Rotterdam. Un nuovo rapporto dice che gli operai specializzati come falegnami, elettricisti e idraulici sono sempre più scarsi. RDM Rotterdam è la vetrina di innovazione della zona del porto di Rotterdam, dove la tecnologia è resa visibile in modo attraente attraverso la sinergia di imprese, università , istrusione e ricerca.



Non c’è dubbio, la metamorfosi dell’assetto produttivo del Friuli Venezia Giulia è radicalmente cambiato, come sono mutate le vocazioni delle piccole e medie imprese nel nostro territorio pordenonese. Quanto e cosa di questo cambiamento rappresenta il futuro del nostro territorio è emerso chiaramente dall’analisi contenuta nello studio “La Metalmeccanica nel Friuli Venezia Giulia. Analisi strutturale e trend negli ultimi 15 anni”, commissionato dal Cluster Comet – ente che rappresenta più di 3.800 imprese, oltre 54 mila occupati – alle Università degli Studi di Trieste e Udine, presentato ieri nell’auditorium di Unindustria a Pordenone.

Il lavoro, realizzato dai due atenei attraverso interviste, raccolte di dati e analisi comparative mostra senza ombra di dubbio che la piccola Manchester del Nordest ha saputo inventarsi una nuova identità produttiva.

«Il ruolo strategico del sistema industriale pordenonese in Friuli Venezia Giulia – ha detto in apertura dei lavori Michelangelo Agrusti, presidente Unindustria Pordenone – è tale non soltanto dal punto di vista quantitativo ma anche dell’effettiva capacità evolutiva dei processi produttivi che è stato in grado di adottare nonostante la crisi».

Ovvio che tale trasformazione non possa derivare unicamente dalla necessità di posizionarsi in un mercato più ampio, ma sia frutto di una mutata visione culturale base sulla quale si è alimentata la lungimiranza di imprenditori che hanno scommesso su ricerca, progettazione, internazionalizzazione e servizi, modificando il modello di business.

«Nel primo trimestre 2018 – sono i dati illustrati da Angelo Megaro, direttore Centro Studi Federmeccanica – i volumi produttivi sono diffusamente cresciuti rispetto agli ultimi tre mesi del 2017 e, al contempo, il settore della metalmeccanica rappresenta il 50% del valore aggiunto dell’industria manifatturiera in Italia, con un consolidamento dell’export pari a 215miliardi di euro». Tra i dati più significativi l’arretramento di settori che hanno fatto la storia della comunità pordenonese, tessile ed elettrodomestico. In vetta a fatturati e investimenti, invece, automotive, agricolo/alimentare ed energetico. –





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