Settant’anni di pugilato da Gino Rossi a Oliva

Lacrime e orgoglio al chiostro della biblioteca di Pordenone per la presentazione del libro “La boxe a Pordenone – 70 anni di storia e passione”, scritto da Giuseppe Grifoni. Ospite d’onore il...

Lacrime e orgoglio al chiostro della biblioteca di Pordenone per la presentazione del libro “La boxe a Pordenone – 70 anni di storia e passione”, scritto da Giuseppe Grifoni. Ospite d’onore il campione olimpico e campione del mondo Patrizio Oliva, uno dei pugili italiani più amati di sempre. C’erano anche l’autore Grifoni e Andrea Fantin, attuale presidente della Pugilistica pordenonese. E’ stato ricordato, e non poteva essere altrimenti, uno dei simboli del Friuli occidentale, Primo Carnera.

Il momento più emozionante, raccontando gli inizi del pugilato di Pordenone nel 1938 alla Gil, all’ex fiera di via Molinari, è stato quando Bomben ha parlato di Gino Rossi, 86 anni, il grande pugile di Pordenone, un mito per chi ora ha qualche anno in più sulle spalle, ma tanti ricordi e aneddoti da raccontare; come quando negli anni 50 non c’erano gli spogliatoi e gli atleti si cambiavano nei campi di pannocchie. «Gino Rossi non è potuto venire perchè sta molto male – ha detto Luciano Bomben scoppiando a piangere – ma noi gli mandiamo un grande abbraccio». Rossi, infatti, lotta da qualche tempo con la consueta tempra contro il morbo di Alzheimer. Al chiostro c’erano comunque la moglie e il cognato.

Gino Rossi è una figura centrale nel libro che narra la storia della boxe a Pordenone. «Non si sapeva chi era il più importante tra il maresciallo dei carabinieri, Gino Rossi e l’arciprete di San Marco, ma molti – ha assicurato Bomben – pensavano che fosse sul serio Gino Rossi». A 37 anni Rossi ha combattuto con l’astro nascente del periodo, l’inizio dei favolosi anni 60. Un esule di Isola d’Istria, oro nelle Olimpiadi di Roma: Nino Benvenuti. «E quel giorno, dopo 10 grandissime riprese, il grande Gino perse ai punti. Con onore» Rossi era il professionista di quegli anni, al pari di Elio Busetto, Bruno Polet e Bruno Pivetta. Gente cresciuta col mito di Carnera.

Patrizio Oliva si è sentito a casa ieri, presentando il libro su Pordenone. «Questo è un libro nostro perchè parla di noi, parla della boxe. Il pugilato non è uno sport violento – ha ribadito – è uno sport di difesa, dove ci si impara a difendere. Non è uno sport di offesa, nato per attaccare. Fino ai 16 anni non ho potuto gareggiare, perchè avevo un fisico gracile. Poi, nello sviluppo – ha ricordato – in un anno sono aumentato di quasi 10 chili, e da lì è partita la mia carriera». I ricordi più belli? «L’oro all’Olimpiade non posso dimenticarlo, come pure la conquista del titolo mondiale. Prima di concludere la carriera ho sostenuto 4 difese mondiali in un anno e mezzo. Quando, però, persi il titolo in qualche modo mi liberai anche del pugilato. Avevo dato tutto».

Rosario Padovano

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