SESSANTOTTO UDINESE ANCORA TUTTO DA LEGGERE

Nel giro di pochi mesi sono usciti in Friuli alcuni libri che hanno come tema il ’68 e la contestazione giovanile. Un po’ di “fregola” editoriale in occasione del cinquantenario di quel movimento, ma...

Nel giro di pochi mesi sono usciti in Friuli alcuni libri che hanno come tema il ’68 e la contestazione giovanile. Un po’ di “fregola” editoriale in occasione del cinquantenario di quel movimento, ma anche la volontà da parte degli autori di raccontare la realtà locale di quel periodo così discusso. I titoli, in ordine di presentazione: «Prendiamo la parola», una pubblicazione che accompagna la mostra omonima, «La rivoluzione è una farfalla» di Paolo Medeossi e «I luoghi del ’68» di Toni Capuozzo.

Esperienze diverse, ma con una considerazione che le accumuna, dettata dall’abbandono di una lente interpretativa ideologica e basata invece sul ricordo personale o sulla cronaca dei fatti.

Ben lontani, insomma, da quella visione che vorrebbe sempre sommare l’esperienza di una rivolta giovanile di massa a quelle successive dei gruppi extraparlamentari, sino al terrorismo delle Brigate Rosse. Una distinzione quindi netta tra due momenti che permette di far tacere quanti addebitano alla protesta studentesca tutti i mali dell’Italia.

Una conferma arriva, involontariamente, dalla lettera pubblicata venerdì scorso su questo giornale, firmata dalla signora Rosalba Cuttini. In essa si ricorda il “Campo di Emmaus”, una raccolta a scopo benefico di materiale di recupero che in quell’anno vide la partecipazione di centinaia di studenti udinesi.

Sbaglierebbe chi volesse vedere in questa iniziativa una contrapposizione tra buoni e cattivi, tra scioperi e cortei da una parte e perbenismo conservatore dall’altra: c’era la stessa voglia di partecipare, di contare in quella società che spalancava le porte al consumismo.

Alla signora Cuttini, mi permetto poi di ricordare, che nella notte di quel Venerdì Santo, molti di quei giovani rimasero nel cortile dei Cappuccini di via Ronchi, disertando la liturgia del vescovo in Duomo. In cerchio attorno al fuoco, scelsero di leggere brani di «Lettera ad una professoressa» di don Milani, mentre una chitarra accompagnava le struggenti note di “We shall overcome” di Joan Baez.

Anche questo era il nostro ’68 udinese.

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