Sereni Orizzonti, tre mesi dopo l’arresto Massimo Blasoni è tornato in libertà

Tre mesi esatti senza la libertà di muoversi e comunicare a proprio piacimento. È il prezzo che Massimo Blasoni, 53 anni, imprenditore e politico a capo della “Sereni Orizzonti”, ha finora pagato in termini cautelari, a fronte dell’accusa di avere organizzato e diretto per anni una truffa milionaria ai danni delle Aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia e di altre cinque Regioni d’Italia, attraverso le case per anziani e le comunità per minori che il gruppo controlla. Da ieri, il timore che una sua telefonata, un colpo di tastiera al computer o anche soltanto un cenno degli occhi potessero in qualche modo compromettere il corso delle indagini non c’è più. E allora, non facendo più paura, la sua libertà gli è stata restituita. A lui e anche agli altri quattro indagati ancora agli arresti domiciliari, dei dieci complessivamente finiti sotto inchiesta.
La notizia della revoca della misura cautelare è arrivata in tarda mattinata ed è stata trasmessa dal tribunale via Pec ai rispettivi difensori. «L’ho comunicato alla compagna e quando, poco dopo, l’ho sentito, era davvero felice», ci racconta l’avvocato Luca Ponti, che insieme al collega Fausto Discepolo lo difende nel penale e che ha seguito anche, passo passo, il non meno delicato percorso societario, parallelo a quello giudiziario e volto a garantire continuità all’azienda, al personale e agli assistiti. «Mi ha ringraziato e si è rilassato – ha aggiunto il legale –. Non so come abbia scelto di trascorrere la giornata, ma senz’altro se la sta godendo, dopo settimane decisamente non facili». E cioè, per l’esattezza, dopo 48 giorni di custodia cautelare in carcere, nella casa circondariale di via Spalato, e 45 ai domiciliari, nella sua dimora udinese. «È andata benissimo e sono molto contento per lui, per l’azienda, per tutti i dipendenti, per gli anziani e anche per me», ha concluso l’avvocato Ponti.
Esigenze cautelari cessate anche nei confronti di Judmilla Jani, 46 anni, di Udine, finita nei guai in qualità di direttrice dell’“Area 1”, e Federico Carlassara, 42, di Majano, che alla Sereni Orizzonti era responsabile del personale - entrambi inizialmente trasferiti in cella -, e di Claudio Salvai, 50, di Cantalupa (Torino), direttore dell’“Area 2”, e Manuela Castaldi, 24, di Bologna, responsabile di zona Regione Emilia Romagna - entrambi da subito ai domiciliari. Per tutti, è stato lo stesso pm Paola De Franceschi, titolare del fascicolo, a presentare istanza di revoca al gip, ritenendo ormai venuti meno sia il pericolo di inquinamento probatorio, sia quello della possibile reiterazione delle condotte criminose. Come dire che il cambio di governance della società, con l’azzeramento dei vertici coinvolti nello scandalo, e i tre mesi di ulteriore attività investigativa scattati dopo le perquisizioni e gli arresti del 24 ottobre scorso sono bastati alla Guardia di finanza, che conduce le indagini, per chiudere il cerchio. E, in particolare, per raccogliere la documentazione e le testimonianze necessari a completare e perfezionate l’imputazione, espandendone l’estensione temporale (tutto il 2019) e spaziale (oltre a Friuli Venezia Giulia, Sicilia e Piemonte, anche Veneto, Toscana ed Emilia Romagna).
L’ipotesi degli inquirenti è che Blasoni, socio di maggioranza e indiscusso numero uno dell’azienda, abbia coordinato un gruppo dirigenziale che erogava prestazioni socio-sanitarie al di sotto dei parametri di legge, per garantirsi, sempre e comunque, i margini di profitto attesi attraverso il conseguimento di contributi pubblici per l’abbattimento della retta di degenza e a titolo di rimborso di oneri sanitari. Anche quando a mancare era lo stesso personale, dagli infermieri ai fisioterapisti, giocando sulla “sistemazione” ad hoc del minutaggio delle ore prestate.
Degli altri cinque indagati, i primi a essere liberati erano stati Marco Baldassi, 55 anni, di Udine, allora consigliere d’amministrazione e “uomo dei rendiconti” della Sereni Orizzonti, e Walter Campagnolo, 37, di Trofarello (Torino), ex responsabile delle comunità per minori del gruppo: il 12 novembre, il tribunale del riesame aveva revocato al primo i domiciliari, cui era passato una settimana prima, uscendo dal carcere, e al secondo l’obbligo di dimora. Il 12 dicembre a vedersi revocare i domiciliari era stata Laura Spera, 31, di Udine, coinvolta in qualità di allora responsabile del personale. Poi era toccato a Denise De Riva, 47, di Biella, direttrice di “Area 4”, pure ai domiciliari. Indagato senza misure, invece, il già direttore di “Area 2” Sergio Vescovi, 46, di San Pier d’Isonzo. —
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