Sereni Orizzonti Le accuse a Blasoni si ridimensionano

La maxi-inchiesta sulla Sereni Orizzonti spa approda davanti al giudice. Il gip Matteo Carlisi ha fissato il procedimento in Camera di consiglio il 4 novembre al tribunale di Udine.

Non più truffa aggravata ai danni delle aziende sanitarie di sei Regioni e di alcuni ospiti e relative famiglie. Ma «frode nell’esecuzione dei contratti di fornitura». I reati ipotizzati nei confronti del fondatore del colosso friulano nel settore della costruzione e gestione di case per anziani e comunità terapeutiche, l’imprenditore e politico udinese Massimo Blasoni, e degli ex vertici del Gruppo Marco Baldassi nell’allora incarico di consigliere d’amministrazione, Judmilla Jani, ex direttrice di “Area 1”, quali responsabili del personale Federico Carlassara e Laura Spera, l’ex direttore dell’“Area 2” Claudio Salvai e il già direttore di “Area 2” Sergio Vescovi – sono dunque stati derubricati nell’ipotesi più lieve (anche a livello sanzionatorio).

La fissazione della Camera di consiglio prelude alla richiesta, già proposta davanti al pm, di un rito alternativo da parte delle difese. L’operazione della guardia di finanza di Udine era scattata il 24 ottobre 2019 dopo una verifica fiscale sfociata nella primavera 2018 in otto arresti e nel sequestro preventivo ai fini della confisca di 10.113.564,26 euro (ritenuti indebitamente erogati alla società dal 2016 al 2018). Il re delle case di riposo e numero uno del Gruppo Blasoni – difeso dagli avvocati Luca Ponti e Fausto Discepolo – era stato sottoposto a custodia cautelare in carcere a Udine. Stessa misura per Carlassara in cella a Tolmezzo, Baldassi a Udine e Jani, nel carcere femminile di Trieste: per tutti poi la misura era stata attenuata con gli arresti domiciliari e la successiva revoca.

Secondo gli inquirenti, attraverso il ricorso a una continua riduzione del costo del personale, si puntava a conseguire contributi per l’abbattimento della retta di degenza e a titolo di rimborso di oneri sanitari, a fronte dell’erogazione di prestazioni diverse per qualità e quantità agli standard normativamente e contrattualmente previsti dalle convenzioni.

Dopo gli interrogatori di garanzia e il cambio di governance della società, con un azzeramento dei vertici coinvolti nell’inchiesta e l’insediamento al loro posto di volti estranei alle indagini, gli oltre 10 milioni di euro sequestrati agli indagati vengono sbloccati in cambio della consegna, a titolo di cauzione, dello storico palazzo Kechler di piazza XX Settembre a Udine, pur se a fronte di un valore stimato in circa 5 milioni di euro. —

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