Serafini ai sindaci: «Rinunciate all’Imu sui nostri alloggi»

Le case popolari sono immobili dalla finalità sociale, ma non sono chiese nè oratori e così le Ater si ritrovano a pagare l’Imu. A dire il vero il governo Monti, dopo le pressioni delle Agenzie a livello nazionale, ha rinunciato al 3,8 per cento che gli enti avrebbe dovuto versare allo Stato in base al proprio patrimonio immobiliare. Ma la battaglia non è vinta del tutto. Resta il 3,8 per cento destinato ai Comuni di residenza.
«In queste settimane ho incontrato gran parte dei sindaci della provincia – spiega il presidente dell’Ater, Claudio Serafini – per chiedere loro di rinunciare all’aliquota sul patrimonio che si trova nei loro territori. I trasferimenti sempre minori della Regione rendono più difficile non solo nuove costruzioni, ma anche gli interventi di manutenzione sull’esistente. Abbiamo impianti di riscaldamento di 50 anni fa, tetti in eternit, serramenti da rifare. Se i Comuni rinunciassero a quell’introito potremmo usare quelle risorse per la manutenzione». E non si tratta di pochi soldi: a livello provinciale la cifra è di circa 800 mila euro. Un esborso che potrebbe gravare sul bilancio o peggio incidere sui canoni d’affitto degli inquilini. Quest’ultima soluzione, comunque, è quella che il cda dell’ente non vorrebbe in alcun modo adottare. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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