Sempre meno armerie: il mercato è in affanno

La concorrenza dell’on-line falcidia le rivendite locali. Il cividalese Spada: «I cacciatori sono sempre meno»
Cividale 3 Gennaio 2019. Armeria Spada. © Foto Petrussi
Cividale 3 Gennaio 2019. Armeria Spada. © Foto Petrussi

UDINE. Ormai sono mosche bianche. Schiacciate fra la concorrenza spietata di internet e l’evoluzione del “costume” , cui si deve la progressiva (e drastica) riduzione del popolo dei cacciatori, le armerie stanno diventando una rarità.

Chi resiste, magari per tradizione imprenditoriale di lungo corso, lo fa tra mille difficoltà, maledicendo quotidianamente i prezzi ben più vantaggiosi offerti dalla rete (che l’utenza non esita a sbandierare) e cercando di restare a galla in un settore di mercato in crisi.

La conferma arriva dalla famiglia Spada, titolare di uno storico esercizio cividalese – la data di fondazione rimanda al 1960 – che rientra nell’ormai sparutissimo elenco delle armerie friulane: «Periodo davvero difficile», dice senza mezzi termini Gloria Spada, che insieme al padre Augusto Claudio gestisce l’attività, nata in via Carlo Alberto ma trasferitasi, nel’ 94, in viale Libertà.

La fotografia dei tempi grami è nitida: «La caccia è un hobby sempre meno praticato, il rinnovo generazionale è praticamente inesistente», esordisce l’imprenditrice, mentre qualcuno in negozio assente con convinzione e snocciola cifre a riprova. Le richieste di armi per questioni di difesa personale, poi, sono «di poco superiori allo zero».

«Tre, quattro all’anno? », ragiona a voce alta la proprietaria, per concludere: «Forse anche meno. E noi – precisa al riguardo – serviamo un bacino territoriale ampio, che arriva fino a Trieste». C’è inoltre il capitolo poligono, ma pure lì non è che si registrino grandi numeri. «Sempre colpa di internet», motiva Gloria Spada, definendo la rete «la morte di tutto»: «Dalla caccia alla pesca – aggiunge – è una lotta continua».

L’assortimento nelle vetrine, peraltro, è ricco, sia quantitativamente che per marche e modelli: «Il fucile a canna liscia – testimonia la titolare del negozio – ormai è “morto” . Tiene ancora, per il momento, la canna rigata». Scarsa, invece, la domanda di pistole, mentre per le armi “sportive” il limite è un altro: l’assenza, in loco, di strutture per il tiro dinamico non favorisce quel genere di commercio.

Del resto appena il mese scorso aveva chiuso i battenti una delle armerie più antiche d’Italia, la Pannilunghi di Udine, fondata a metà dell’Ottocento. «I miei figli fanno altro, non hanno mai manifestato l’intenzione di proseguire nel mio solco: il più grande dei due va a caccia, ma ha un lavoro solido e non pensa a rilevare l’armeria.

Poi c’è la crisi del settore con cui fare i conti e alle viste c’è pure l’introduzione dell’obbligo della fattura elettronica: capirà che per me, abituato ancora alla carta e alla matita, è una novità non di poco conto. Quindi si chiude», aveva commentato il proprietario Massimiliano Zanella, raccontando dell’imminente chiusura dell’armeria di piazza Garibaldi. –


 

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