Seminario rinnovato, il vescovo: diverrà riferimento sociale per Pordenone

PORDENONE. «Il seminario è il cuore della diocesi: è la nostra casa». Due vescovi al taglio del nastro, ieri in via Revedole, nell’ala est riattata: monsignor Giuseppe Pellegrini e l’emerito monsignor Ovidio Poletto. «Ci sono 26 stanze – il rettore don Lorenzo Barro ha fatto gli onori di casa con 12 seminaristi –: speriamo di riempirle tutte. Preghiamo per le nuove vocazioni sacerdotali».
Il simbolo della cristianità che nei tempi d’oro del Triveneto “bianco” ospitava 340 seminaristi, a Pordenone risorge dopo un lifting capillare in due anni di cantiere.
«Un luogo di formazione per dare ai seminaristi il senso di comunità – ha indicato il vescovo -. Il seminario è un punto di riferimento, per la collettività e le attività pastorali». Un direzionale della fede, inserito a cuneo tra la città e la Pontebbana: ala est per i seminaristi (biblioteca nel giardino d’inverno, aule, cappella, celle, suite, refettorio, cucina e salottini arredati). Ala ovest con il cantiere aperto per la biblioteca storico-teologica. La parte centrale del seminario ha altri alloggi e un paio di piani aperti alle attività pastorali.
I nuovi spazi sono dedicati a 12 seminaristi e docenti con il clergymen: 2 milioni 200 mila euro investiti. «La ristrutturazione è all’insegna del risparmio energetico – ha spiegato l’architetto Francesca Toppazzini -. Per mantenere i consumi è installato un impianto di riscaldamento che lavora a basse temperature».
A piano terra: aule lettura e studio, con il recupero del corridoio come giardino d’inverno. Ai piani superiori: 26 camere con bagno e 4 “mini”, poi la cappella. Il progetto prevede un porticato esterno che chiuderà il chiostro: è rinviato allo stralcio successivo.
L’edificio è il più antico di tutto il complesso del seminario: progettato dall’architetto Rupolo negli anni Venti del vecchio secolo, è vincolato dalle Belle arti. Il secondo stralcio, metterà in conto la riqualificazione degli spazi aperti annessi, con l’inserimento di un portico in acciaio e legno.
Cantiere aperto, invece, per l’ala ovest che è destinata alla biblioteca diocesana, con quattro chilometri lineari di scaffali e 130 mila libri da alloggiare. Il primo finanziamento di 300 mila euro ha preso linfa dalla legge post-terremoto: con la benedizione amministrativa della Regione in 4 mila metri quadri.
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