Scuole di nuovo chiuse, a Pordenone cresce la protesta silenziosa: «È un accanimento»

PORDENONE. «Basta colpire la scuola». Uno slogan e decine di foto lanciate nei gruppi Facebook dagli studenti e genitori del gruppo Priorità alla scuola-Pas Pordenone. Dicono no alla chiusura delle aule a causa dell’impennata di contagi Covid.
«Ancora una volta le scuole secondarie di primo e secondo grado saranno le prime a chiudere – si arrabbia Paola Tolot con Pas Pordenone –. Invece, tutte le attività produttive restano aperte. Di fronte a questo accanimento sul sistema scolastico e alla difesa dell’apertura delle scuole supportata soltanto dalle parole di circostanza, chiediamo che le aule siano le ultime a chiudere».
I genitori non alzano bandiera bianca. «Scuole chiuse soltanto in caso di un lockdown totale – invoca Tolot –. Si dichiara l’equivalenza tra la didattica a distanza e quella in presenza, invece ai nostri figli serve la scuola reale. Quella che è vissuta tutti i giorni e in piena sicurezza anti-Covid, sui banchi di scuola».
E aggiunge: «Non siamo d’accordo con questo nuovo passaggio alla didattica a distanza integrale di tutte le scuole – protesta Pas –. Per manifestare il dissenso a queste decisioni avviamo una petizione fotografica con tutto il nostro disaccordo. Basta colpire le scuole».
Per il Pas le aule devono restare aperte. «La scuola non si chiude ma si cura – protestano le famiglie friulane –. L’altra incognita è sul numero delle settimane con la didattica online nelle secondarie di primo e secondo grado. Eppure i bar, ristoranti e attività commerciali non hanno le stesse penalizzazioni degli studenti».
L’appello è stato spedito nero su bianco all’assessore regionale all’istruzione Alessia Rosolen e il governatore Massimiliano Fedriga. «Aule aperte – scrive Pas – e non siamo negazionisti della pandemia. La nostra richiesta non è frutto di posizioni antiscientifiche, ma è supportata da autorevoli pareri di psicologi ed educatori che mettono in guardia dagli scompensi fisici e psicologici che il protrarsi di questa situazione può provocare negli adolescenti».
Scuole sempre sicure in sei mesi di lezioni. «Il diritto all’istruzione e al lavoro sono priorità – conferma Tolot –. La decisione di avvalersi della didattica a distanza al cento per cento mette i genitori che non possono avvalersi dello smart working di fronte al problema della custodia dei figli a casa. Non è corretto mettere alla gogna la scuola e distogliere lo sguardo dai bar, dalle code fuori dei supermercati e centri commerciali».
I genitori Pas chiedono poi trasparenza sui numeri dei contagi Covid. «Qual è l’incremento dei contagi causati dalle scuole rispetto alle fabbriche, agli uffici pubblici, alle istituzioni, alle Rsa, ai locali pubblici, agli ospedali?». E arriva l’ultimatum. «Siamo pronti a difendere la scuola in presenza – promette Pas – con tutti i mezzi». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto