Scorta alle guardie mediche Gli alpini cercano “alleati”

Le penne nere si contano per capire se e come continuare a dare il proprio apporto al progetto “Amico alpino accompagnami”, che consiste nel presidio notturno delle sedi delle guardie mediche di San Vito, Sacile e Maniago: tra le condizioni che pongono i volontari c’è quella del coinvolgimento, da parte dell’Azienda sanitaria, di altre associazioni. Due le assemblee straordinarie degli alpini, mercoledì sera, per fare il punto sull’iniziativa. A San Vito, dov’è partito il progetto il 16 luglio, non sono mancati i malumori a fronte del fatto che, se da parte dei volontari l’impegno non è mancato e a certe condizioni continuerà a essere garantito, dall’Aas 5 non c’è sinora stata una risposta alla richiesta di coinvolgere altre associazioni, in particolare d’arma, per non contare più sui soli sforzi delle penne nere. L’altra riunione si è svolta a Porcia tra quanti hanno presidiato la guardia medica di Sacile: in questo caso si è avviato il progetto da circa tre mesi e proseguirà almeno sino a fine gennaio. Nei prossimi giorni si farà il punto su Maniago. «Andremo avanti, ma solamente se ci saranno i volontari»: così ha riassunto l’esito dell’assemblea Alberto Toffolon, socio del gruppo Ana di Chions, che coordina gli alpini che partecipano al progetto a San Vito. Una cinquantina i presenti nella sede del gruppo locale, appartenenti a gruppi delle zone Medio Tagliamento, Val Sile e Val Fiume.
«La nostra decisione – ha specificato Toffolon – è di attendere la verifica, la prossima settimana, di quanti volontari daranno la propria disponibilità a continuare. Il 31 dicembre scadrà per noi la convenzione per il primo periodo del progetto. A quella data avremo superato le 10 mila ore di servizio, grazie a un centinaio di volontari. Continueremo con quante risorse avremo a disposizione e soltanto per accompagnare medici donne, non più uomini, diluendo così i turni. E dovranno essere coinvolte altre associazioni. È chiaro che, se i volontari saranno pochi, non potremo continuare». In sala si sono levate varie prese di posizione. Alcuni hanno manifestato l’intenzione di non proseguire. Altri lo faranno, ma compatibilmente con gli impegni lavorativi e familiari, che spesso sono stati sacrificati. E grosso modo gli alpini che hanno dato la propria disponibilità sono rimasti, in circa sei mesi, sempre gli stessi.
Perché sono emersi dubbi, per non dire un certo malumore, sul prosieguo dell’iniziativa? «A inizio progetto – continua Toffolon – avevamo chiesto all’Azienda sanitaria di coinvolgere altri sodalizi: in sei mesi non abbiamo avuto risposta. Dopo ampia discussione, abbiamo deciso di chiedere ai capigruppo di raccogliere i nominativi di quanti intendono proseguire, ma è chiaro che, se andremo avanti per uno o due mesi ancora, nel frattempo l’Aas 5 dovrà provvedere a rinforzare il servizio con altre associazioni». Sarà poi Toffolon, una volta raccolte le disponibilità, a occuparsi dei turni, tenendo conto delle situazioni particolari dei singoli.
Per quanto riguarda Sacile, il coordinatore del progetto per quell’area, Graziano Garlant, riferisce quanto emerso dalla riunione di Porcia dei volontari delle zone Livenza, Pedemontana, Naonis e Basso Meduna: «Per il momento i volontari andranno avanti sino a tutto gennaio, poi cercheremo di capire. Se qualcuno vorrà continuare, si andrà avanti. Dalla riunione è sembrato che sarà così, ma non potranno andare avanti sempre e soltanto gli alpini. E anche noi continueremo accompagnando soltanto le dottoresse e con la presenza di un solo alpino a sera». —
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