Sballo, anche quattordicenni devono ricorrere al Sert

Aumentano i ragazzi nella struttura udinese che si occupa delle tossicodipendenze Il direttore Piani: diffusi cannabinoidi e anfetamine, l’uso è sempre più precoce
Di Alessandra Ceschia

UDINE. I cannabinoidi o le anfetamine, meglio se abbinati all’alcol, per affrontare una serata da sballo.

Nei primi sette mesi dell’anno sono stati 37 i minorenni inviati al Servizio per le tossicodipendenze dell’Aas 4 del Friuli Centrale. Nove di loro erano ragazze, a fronte di 28 ragazzi. I numeri sono in rapido aumento, visto che nel corso di tutto il 2014 il Sert ha seguito 32 minori. Due di loro avevano appena 14 anni. A fornire le cifre, e a dotarle di una chiave interpretativa, è il direttore del Dipartimento delle dipendenze, il dottor Francesco Piani.

«Gran parte delle segnalazioni arrivano dalla città di Udine – fa il punto – ma sono coinvolte tutte le località dell’Area vasta. In alcuni casi sono le famiglie a rivolgersi a noi – ammette –, gran parte delle volte però ci troviamo a operare su segnalazione della Prefettura. In questo caso, i ragazzi devono sottoporsi ad alcuni colloqui e, se del caso, intraprendere un percorso di recupero. Sono giovani che manifestano comportamenti a rischio, a volte imboccano la via della tossicodipendenza, altre volte sviluppano un disturbo mentale e comportamenti antisociali, fortunatamente, in larga parte se la cavano senza grosse conseguenze, superando un periodo difficile».

Quella che si va delineando negli ultimi tempi è la tendenza all’abbassamento dell’età per il consumo di stupefacenti. Abbinate ad alcol e assunte nei week end, le pasticche (l’ecstasy soprattutto) possono essere acquistate a prezzi accessibili anche dai ragazzini. Benchè giovanissimi, si trovano a disporre dei contanti per procurarsi lo sballo anche se, stando ai racconti dei ragazzi, alcuni non disdegnano lo spaccio, con l’obiettivo di arrotondare.

I numeri sono sempre più consistenti, tant’è che nei programmi del Sert c’è la creazione di un’area dedicata ai minorenni, affinchè sia possibile la presa in carico da parte di soggetti a rischio in un’età fragile all’interno di una sede distinta rispetto a quella che viene dedicata ai tossicodipendenti in età adulta.

«Purtroppo, sappiamo che il problema dello spaccio esiste anche fra i giovanissimi – riconosce Piani – anche se il nostro compito riguarda solo la sfera sanitaria, e sotto questo aspetto i rischi sono molteplici – assicura – sostanze come l’ecstasy sono estremamente pericolose, in associazione all’alcol possono provocare danni organici e cerebrali irreversibili. Un ragazzino che assume queste sostanze rischia di bruciarsi una parte del cervello. Diverso il caso della cannabis, che è a tutti gli effetti una droga – sottolinea Piani – e assunta in dosi consistenti può generare disturbi di tipo psicotico nei soggetti predisposti. A volte le famiglie ammettono di aver nutrito dei sospetti, altre volte sono sorpresi nell’apprendere che il figlio assume sostanze – il peggior rischio, però, è quello di sottostimare il problema e di banalizzarlo. Cosa che alcuni genitori fanno, ritenendo che uno spinello non rappresenti un problema. La percezione sociale delle sostanze stupefacenti – osserva Piani – è infatti cambiata nel tempo, ma non si può abdicare ai valori fondamentali. Questa è una battaglia che si vince attraverso l’educazione e il controllo».

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