San Martino, il protettore dei cornuti: come nasce la leggenda a Ovaro

Il culto del martire è legato alla data dell’11 novembre quando gli uomini si abbandonavano agli eccessi del vino. Il sito religioso a lui dedicato sarà visitato da studiosi internazionali

Tanja Ariis

 

A Ovaro venerdì è stata rievocata la leggenda di San Martino come patrono anche dei cornuti. Per la fiera a lui dedicata, a novembre nel sito omonimo, nella Carnia contadina di un tempo si trovava un po’ di tutto: stoffe, vettovaglie, corredi nuziali, dolci, giocattoli e l’ambitissima, per i bimbi, collana di fichi secchi. Ma soprattutto si vendevano (a novembre era conclusa la stagione dei campi) e acquistavano prodotti agricoli e, protagonisti assoluti, animali (mucche, manze, torelli, pecore, capre e maialini). Anche cornuti.

Le donne si recavano l’11 novembre al mercato col vestito migliore, la gerla sulle spalle e i bimbi per mano e dovevano già in giornata rincasare col maialino acquistato che scalpitava nella gerla. Diverso era per gli uomini (il giorno dopo dovevano occuparsi della vendita degli animali, che era riservata a loro): nella notte tra l’11 e il 12 novembre tutte le osterie restavano aperte e i mariti si abbandonavano agli eccessi del vino, diventando spesso traditi e traditori.

Ancora oggi nell’Italia centro-meridionale a San Martino si svolgono processioni con uomini che portano, avvolte in lenzuola, passandosele uno con l’altro, le corna. Una sfaccettatura curiosa raccontata alla chiesa di San Martino di Gorto in chiusura di una serata (a cura di Arteventi e UnderArt e parte del ciclo di eventi estivi organizzati da Comune e parrocchia) con la relatrice Patrizia Pati che, tra aneddoti e curiosità, ha ricostruito l’articolata e anticonformista figura del santo, patrono pure di albergatori, osti, bottai, mariti traditi, beoni, mendicanti, militari e viaggiatori.

San Martino è nel cuore di tutti per il gesto di carità con cui condivise il suo mantello, tagliandolo a metà, con un povero. Nel mondo contadino anche carnico era molto amato, ma anche temuto: l’11 novembre era la scadenza (rimasta ancora oggi) dei contratti agrari (specie di affitto), il che poteva includere conferme ma anche disdette (rimanendo quindi senza lavoro e casa).

Qui, in questa data si svolge ancora il mercato, benché assai ridotto e senza animali. Quello di un tempo era un mercato fondamentale per tutta la Carnia, ma non solo, come confermato dagli scavi archeologici che vi hanno trovato monete che per lo più legate a Venezia: era luogo di passaggio che permetteva il commercio fino all’Europa centrale. È stata ricordata anche l’importanza del sito di San Martino dove è stata rinvenuta persino una basilica paleocristiana.

A tale proposito il sindaco, Lino Not, segnala che sabato il sito di San Martino di Gorto sarà visitato da una quarantina di archeologi partecipanti a Udine al X Congresso nazionale di archeologia medievale, l’appuntamento più importante in Italia, promosso dalla Sami (Società degli archeologi medievisti italiani). Quest’anno il convegno è organizzato dall’Università di Udine e dal Museo archeologico nazionale di Cividale, diretto da Angela Borzacconi, la studiosa che ha contributo alla scoperta della basilica paleocristiana di San Martino assieme ad Aurora Cagnana, la scopritrice del sito, attuale direttrice della Soprintendenza di Genova e La Spezia.

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