San Daniele in lutto per la morte di Berton: era contagiato

SAN DANIELE. San Daniele perde uno dei suoi volti più amati, per anni sinonimo di ospitalità nella città del prosciutto. Non a caso, il Consorzio di tutela della fettina rosa friulana l’aveva scelto come protagonista (insieme al compianto Aldo Garlatti) per uno dei suoi spot pubblicitari più riusciti.
Se n’è andato all’età di 80 anni, Giuseppe Berton, dopo quasi un mese di ospedale, passato a combattere il Covid-19. Ricoverato a San Daniele il 7 febbraio era poi stato trasferito a Udine e infine a Cattinara dov’è mancato la sera del 4 marzo.
Con lui se ne va un altro pezzetto della miglior San Daniele, di quella generazione di ristoratori e commercianti che ha contribuito a plasmare la città, a richiamare turisti da ogni dove e a crescere una generazione (forse più) di ristoratori, camerieri e cuochi.
Uno su tutti: Andrea Berton, lo chef stellato che ha conquistato i milanesi e che ha mosso i primi passi proprio nella cucina del padre.
Nato a San Vito al Tagliamento, Giuseppe Berton trascorre l’intera esistenza a sinistra del Tagliamento, dove si trasferisce giovanissimo, chiamato al servizio militare.
A Pontebba, durante i mesi di leva, conosce la sua futura moglie, Luciana, che sposa nel 1965. I due condividono la passione per l’accoglienza e così, non essendoci nulla di libero in Valcanale, fanno ritorno al paese natale di “Beppi” – così amava farsi chiamare – dove prendono in gestione il bar alla Stazione. Nel 1969 tornano a Pontebba, dove nel frattempo si è liberato il bar Serenella, che tengono fino al 1982.
La famiglia intanto si allarga. Prima arriva Stefania, poi Andrea. La famiglia si sposta a Tarvisio per gestire, fino al 1985, l’hotel Friuli, quindi si trasferisce a San Daniele, per non lasciarla più. Fino al 2002, i coniugi Berton gestiscono il Cantinon, locale conosciutissimo, che entra nel circuito dei ristoranti del buon ricordo.
Berton ci mette tutto se stesso. «Era innamorato del suo lavoro – racconta Angela Fabris, socia del ristorante Al Tirassegno –. Ho lavorato a lungo con lui, mi ha insegnato moltissimo». Sui vini. Sull’accoglienza dei clienti. Sui turisti.
«Sentiva parlare un’altra lingua e si apriva in un largo sorriso – continua Angela –. Era il suo segreto. Unito alla buona educazione e a un’innata eleganza che portava con leggerezza. Amava le cravatte e gli orologi. Un uomo d’altri tempi».
Ed è sotto l’ala protettrice di quell’uomo, guardando la mamma impegnata ai fornelli, che è cresciuta la passione per la cucina del figlio Andrea. «Andava a dare una mano – ricorda la sorella Stefania, che di professione invece fa la poliziotta – ed è lì, nella cucina del Cantinon, che ha mosso i primi passi».
Proseguiti poi nelle brigate di Gualtiero Marchesi, all’Enoteca Pinchiorri con Carlo Cracco e ancora a Montecarlo con Alain Ducasse per arrivare a un locale tutto suo, il ristorante Berton, a Milano, una stella Michelin dal 2014. Il testimone della grande passione di famiglia ora passa definitivamente nelle sue mani ed è una consolazione sapere che l’eredità di “Beppi” è ben custodita.
Lo è per la famiglia e per i sandanielesi che si preparano a salutarlo abbracciando Luciana, i figli Stefania e Andrea e i nipoti che tanto amava.
La data delle esequie, in programma a Madonna di Strada, deve ancora essere fissata. Una cosa è certa. «Sarà un giorno di dolore – conclude Stefania – ma anche di festa. Perché lui voleva così». —
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