Safilo, l'ad non torna indietro: "Certa la chiusura di Martignacco" e la Regione Fvg chiede un nuovo incontro con la proprietà

Angelo Trocchia ha illustrato a Padova il piano nuovo industriale. L'assessore Bini: «Viene messo a rischio il futuro di 250 lavoratori e delle loro famiglie, urge quindi che il ministro dello Sviluppo economico convochi quanto prima un tavolo nazionale sulla crisi. Questa è la richiesta che abbiamo inviato formalmente a Roma, con l'intento di confrontarci con il Governo e l'azienda prima del 7 gennaio
Martignacco 11 dicembre 2019 Safilo ©Foto Petrussi
Martignacco 11 dicembre 2019 Safilo ©Foto Petrussi

UDINE. “Ci sono alcuni punti fissi nel piano industriale che abbiamo presentato: la chiusura della fabbrica di Martignacco è certa, su Longarone la decisione non cambia, ma qui si può ragionare sulle modalità”.

L’amministratore delegato del gruppo Safilo, Angelo Trocchia, ha illustrato a Padova - mercoledì 11 dicembre - il piano nuovo industriale, che vede un maxi-piano di esuberi pari a 700 dipendenti (sugli 2.600), tutti negli stabilimenti italiani.

Safilo, 700 esuberi in Italia: annunciata la chiusura dello stabilimento di Martignacco
Martignacco 3 Marzo 2011. Safilo ore 13.30. L' assembea degli operai era la marttina. Dalle 13 alle 14 c'era una riunione dei dirigenti alla quale non ci e' stato permesso fare delle fotografie. Telefoto Copyright PFP

Gli esuberi sono nel Bellunese, 400 persone a Longarone, 250 a Martignacco, 50 esuberi invece previsti a Padova, in maggioranza personale amministrativo. Non verrà toccata Santa Maria di Sala (Venezia).

“I dettagli verranno discussi solo con i sindacati e interlocutori istituzionali, è un argomento delicato e va trattato con un numero ristretto di persone – ha aggiunto Trocchia -. Non è la settimana migliore della mia vita, è una decisione che non avrei voluto prendere, ma ho una responsabilità: assicurare un futuro a Safilo.

Oggi Safilo deve guardare purtroppo alla realtà. C’è la mia assoluta disponibilità e dell’azienda a sedersi al tavolo per capire come affrontare nel modo migliore la situazione”.

Si muove la Regione Fvg. La Regione Friuli Venezia Giulia ha richiesto un nuovo incontro con la Safilo per la prossima settimana allo scopo, si legge in una nota, di seguire «con la massima attenzione l'evolversi di una situazione grave, che coinvolge anche i circa duecento lavoratori dello stabilimento di Martignacco».

È quanto ha riferito l'assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini che, su richiesta del Pd e di Open Sinistra Fvg, ha informato - mercoledì 11 dicembre - il Consiglio regionale sulla situazione critica che sta attraversando il gruppo.

Tre settimane fa, ha riferito Bini in Aula, c'è stato un primo incontro, al quale ha preso parte anche l'assessore regionale al Lavoro Rosolen, per prospettare all'azienda tutti gli strumenti che la Regione potrebbe mettere in campo a supporto della crisi, per quanto riguarda investimenti e lavoro.

«Viene messo a rischio - ha ribadito Bini - il futuro di 250 lavoratori e delle loro famiglie, urge quindi che il ministro dello Sviluppo economico convochi quanto prima un tavolo nazionale sulla crisi Safilo.

Questa è la richiesta che come Regione abbiamo inviato formalmente a Roma, con l'intento di confrontarci con il Governo e l'azienda prima del 7 gennaio, termine indicato dalla stessa Safilo come data di chiusura dello stabilimento di Martignacco».

Bini, spiegando che le ricadute in regione sono conseguenti a una riorganizzazione a livello nazionale dell'azienda, ha precisato come nel corso dell'incontro con l'amministratore delegato, a cui ha partecipato anche Rosolen, «a sommi capi, essendo una società quotata in borsa», era stata anticipata l'esistenza di alcune criticità.

«È importante - ha concluso - che si apra un confronto al Mise per poter verificare, partendo da quelli che sono gli strumenti regionali di incentivazione e di politiche attive del lavoro, se ci sono le condizioni quantomeno per un'eventuale sospensione della decisione intrapresa dell'azienda»

I sindacati si mobilitano. «Il primo passo è attivare da subito, con il sostegno della Regione e delle associazioni di categoria, un tavolo di crisi presso il ministero delle Sviluppo economico, che punti a convertire la chiusura in ristrutturazione e si prefigga come obiettivo minimo la cassa integrazione straordinaria per tutti i lavoratori del gruppo che saranno raggiunti da lettere di licenziamento».

Così la Filctem Cgil, con Andrea Modotto, la Femca-Cisl, con Pasquale Lombardo, e la Uiltec-Uil, con Nello Cum, dopo l'annuncio della chiusura dello stabilimento Safilo di Martignacco.

Mercoledì 11 e nel primo pomeriggio si sono svolte assemblee in fabbrica - riporta una nota sindacale unitaria - nel pomeriggio è stata avanzata la richiesta di convocazione immediata di un tavolo di crisi agli assessori regionali alle Attività produttive e al Lavoro.

A Martignacco si contano attualmente 235 dipendenti, per l'80% donne, con un'età media di 40 anni. Le categorie chiedono alle istituzioni, «e in primis alla Regione, di esplorare da subito ogni soluzione che possa scongiurare il fermo produttivo».

Secondo quanto comunicato dall'azienda, le lettere di licenziamento potrebbero cominciare ad arrivare da gennaio, «visto il drastico calo del volume delle commesse da parte delle grandi griffe dell'alta moda».

I sindacati chiedono un impegno anche da parte della Regione: «Parliamo di lavoratori e lavoratrici - spiegano Modotto, Lombardo e Cum - con un'elevata professionalità, ma penalizzati dal fatto di operare in un settore come quello del tessile e della moda, cannibalizzato da una crisi che ha ridotto ai minimi termini la sua presenza sul territorio provinciale e regionale, come dimostra la lunga serie di chiusure che hanno colpito il comparto, da quella del sito Safilo di Precenicco nel 2009 fino a quella di Confezioni Daniela, sempre nell'hinterland udinese, nel 2018.

Ecco perché bisognerà guardare anche ad altri comparti, individuando in tempi brevi percorsi ad hoc di riqualificazione e ricollocamento».

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