Sacile-Gemona, vandali nel vecchio casello
SACILE. Vetri rotti e vandalismi in un casello sulla Sacile-Gemona: in via Curiel si vede dopo il taglio della vegetazione. Quella che in sette anni di abbandono della linea aveva nascosto l’edificio...

SACILE. Vetri rotti e vandalismi in un casello sulla Sacile-Gemona: in via Curiel si vede dopo il taglio della vegetazione. Quella che in sette anni di abbandono della linea aveva nascosto l’edificio e anche la piccola depandance a un passo dai binari, dell’ultima inquilina-sorvegliante impegnata a controllare il transito dei convogli. Restano alcuni arredi e mappe: come memorie del passato.
Intanto, i lavori sulla tratta dalla stazione di San Liberale a via Orzaie vanno avanti per il ripristino della ferrovia, previsto in dicembre. I caselli sono due a Sacile e il terzo è nel territorio di Fontanafredda, ma i sacilesi non considerano fuori da confini amministrativi e lo sommano.
«Memorie del passato importanti – ha detto l’ex ferroviere Evio Bonas –. La loro utilità potrebbe essere quella di darli in affitto a persone che cercano casa». Invece, un casello è stato murato in settembre scorso: finestre e porte chiuse da mattoni con cemento. L’edificio di Rete ferroviaria italiana, sulla statale 13, a San Giovanni del Tempio era chiuso da anni con tanto di lucchetto al cancello e davanti al giardino zeppo di sterpaglie: ma in agosto le finestre si erano aperte. «Chi abita nel casello? – si era chiesto Bonas che conosce la Sacile-Gemona come le sue tasche –. È un mistero». La soluzione della proprietà Rfi è stata quella di evitare gli ingressi abusivi e il casello è diventato impenetrabile. “I casi di inquilini abusivi sono tanti, nei caselli chiusi o abbandonati di proprietà Rfi – ha rilevato Bonas –. Il problema che va valutato è anche quello dei consumi eventuali dell’energia elettrica. Oltre ai canoni di affitto non pagati e il rischio che qualche intruso possa farsi male o danneggiare l’immobile».
Un tempo i caselli erano la sede degli incaricati delle Ferrovie al movimento dei passaggi a livelli, poi il sistema automatico ha cancellato la tradizione. Ma fino a qualche anno fa i due caselli (sulla Pontebbana e in via Curiel) erano abitati. Poi il trasloco delle due famiglie ha lasciato gli immobili nell’incuria dell’abbandono. Il terzo casello che i sacilesi indicano “delle Orzaie” ha le tende alle finestre e un decoro che potrebbe essere valorizzato.
«Per Rfi si chiama mancato pagamento di canoni di locazione quello che rubrica gli edifici ufficialmente disabitati ma occupati – ha ricordato Bonas –. Da quelli che sono senza un tetto: a Pordenone un casello è diventato la dimora dell’imam islamico. Quindi una proposta è quella di renderli abitabili per gente bisognosa». Si può fare? «Rfi si accorda con i Comuni per la gestione in loco dei vecchi caselli – dicono allo sportello di Ferrovie –. In caso di agibilità della struttura».
(c.b.)
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