Sacile commossa, l’addio a Simionato

In San Nicolò i funerali dell’architetto. Don Graziano De Nardo: «Un pensiero alla figlia, che ha cercato di salvarlo»

SACILE. Sacile dà l’addio all’architetto Mario Simionato e riempie il duomo. Ieri, l’ultimo saluto nel duomo di San Nicolò tra amici, volti noti e gente comune stretta intorno alla famiglia per l’ultimo saluto.

«Mario: l’amico, l’architetto, l’arbitro, il vicino di casa incontrato il giorno prima della morte improvvisa in vetta». Don Graziano De Nardo ha toccato le corde del cuore per ricordare l’ex assessore, ex consigliere comunale e, soprattutto, un sacilese. E ha avuto parole di conforto anche per la figlia: «Stefania Simionato è vicina a noi anche dall’ospedale dove è ricoverata a Belluno: è un miracolo che sia viva e salva». Il pensiero dall’altare è stato per la figlia, che si è ferita cadendo nel tentativo di soccorrere il padre in val di Zoldo, domenica scorsa. Una maledetta domenica, che ha trasformato la gita in tragedia. Mario Simionato è stato tradito da uno strato di neve fresca, è scivolato ed è precipitato per 100 metri metri, morendo sul colpo. Un’altra tragedia «Come 20 anni fa – ha ricordato don Graziano, che ha consolato la moglie Alida e il figlio Ruggero – quando è mancato il primogenito Luigi». Commozione e dolore, per una famiglia e una comunità in lutto.

La commozione. «Conosco Mario da quarant’anni – racconta il vicesindaco Claudio Salvador, che ha portato lo stendardo comunale in chiesa con l’assessore Antonio Covre e Maurizia Salton –. Una brava persone e un amico». Gilberto Tomasella ha condiviso con l’architetto la militanza nel Pd. «È una perdita dolorosa – ha detto il capogruppo dei democratici in consiglio comunale –. Non ha mai detto no alle richieste di collaborazione: lascia un grande vuoto. È stato un uomo che ha lasciato un segno importante in città».

Evio Bonas è rimasto fuori dalla chiesa, per l’ultimo saluto al feretro prima della cremazione della salma. «Avevamo 8 anni e passavamo l’estate in colonia – ricorda gli anni verdi Bonas –. Come facevano i figli di ferrovieri: Mario è classe 1942, e mi batte di due anni”.

Il dolore. Un dolore fatto di lacrime e di silenzi. Di sguardi e quel senso di vuoto che stringe in gola: l’architetto era una persona stimata. «Siamo andati in quattro arbitri di Sacile a Forno di Zoldo – raccontavano sul sagrato del duomo –. Volevamo vedere Mario e quel posto che l’ha trascinato via a 71 anni». Ironico, simpatico, gentile e “tranchant” sui casi della vita: l’architetto Mario Simionato era così. Ripetono gli amici: «“Che sfigà”, così avrebbe commentato la sua fine». Prendere o lasciare quel carisma vulcanico e l’amico e collega Piero Pilloni, ieri, lo ha ripetuto.

«Come se Mario fosse qui – ha ripercorso gli ultimi mesi vissuti insieme –. Progetti, camminate in montagna, cene, la famiglia: non era un uomo comune. La montagna era la sua vita. Si sentiva più leggero, senza sentire la fatica, senza sentire il tempo che inesorabilmente passava”.

La sua storia. Scout a Sacile («Aveva lo spirito della montagna tipico degli scout», rileva don Graziano). Geometra e poi architetto (laurea a Venezia), aveva aperto in via Isonzo lo studio di progettazione. «Capiva i problemi della gente – ricordano gli ingegneri che hanno collaborato nei cantieri aperti con l’impresa Altinier –. Sapeva essere concreto nel mettere a fuoco l’iter per intervenire con una ristrutturazione». Edilizia, politica, sport, montagna: era il paradigma della vita sociale di Simionato. Assessore allo sport e tempo libero lo era stato nella giunta guidata da Sartori di Borgoricco. Prima scudocrociato, poi socialdemocratico e da anni con la tessera Pd in tasca. Rinnovata all’alba del 2014, quando la montagna se l’è portato via.

Chiara Benotti

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