Sacile, addio in musica per Umberto

Folla in duomo per i funerali del giovane morto a 33 anni. I suoi amici hanno eseguito il brano che amava di più
foto missinato duomo sacile funerali ragazzo
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SACILE

Duomo gremito a Sacile per l’addio a Umberto Corazza, il 33enne scomparso la sera di domenica per una malattia che l’ha consumato fino al decesso e di cui non si conosce ancora la tipologia per espressa volontà dei familiari.

La bara in legno chiaro è entrata in chiesa ricoperta da un grande cesto di rose bianche, simbolo di purezza. In chiesa il gruppo per cui suonava, gli Sherpa, avevano già preparato gli strumenti per eseguire uno dei brani preferiti da Umberto. Hanno suonato più avanti, al termine della funzione, “armati” di flauto traverso, chitarra elettrica, tastiera e perfino una batteria.

Il parroco, don Graziano De Nardo ha acconsentito che gli strumenti venissero ospitati nel duomo a patto, chiaramente, che il brano prescelto fosse eseguito al termine della funzione. E così è stato. Se Umberto li avesse potuti vedere li avrebbe certamente applauditi. Il flauto traverso, lo strumento adoperato dal geometra musicista, è stato adagiato accanto alla bara.

Occhi lucidi in particolare tra i giovani che hanno collaborato assieme a Umberto, sia nello studio per geometri di Fontanafredda; sia nei progetti artistici, nella realizzazione di colonne sonore, nelle riprese dei film dove era impegnato il cugino, Matteo Corazza. Sorretti da una grande dignità i parenti di Umberto hanno occupato le prime file: il papà Renato, la madre Caterina Basso, le sorelle Rosella e Margherita, la fidanzata Sofia. Sulle navate laterali c’erano due ritratti, quelli di San Giovani Bosco e del Beato Giovanni Paolo II, due figure che amavano moltissimo i giovani. Perché quello di Umberto è stato un funerale in cui i giovani, i suoi amici, sono stati i protagonisti.

Dopo la lettura del vangelo sulle Beatitudini, don Graziano De Nardo ha recitato un’omelia in cui ha toccato le corde del cuore di ogni fedele presente in chiesa. «L’amore non si può separare – ha riferito il sacerdote –, il Signore deve renderci capaci di guardare il cielo. Vengano gli angeli a prendere Umberto sulla brezza dell’alba che vive nelle mani di Dio. Dobbiamo chiedere al Signore che sollevi i suoi familiari in questo momento di grande sofferenza».

I familiari di Umberto hanno espresso due volontà, illustrate proprio da don De Nardo durante la predica. «Il primo desiderio è quello che oggi si facesse famiglia. Il secondo che questa celebrazione non fosse troppo funebre». E’ andata proprio così. «Mentre il dolore ci trafigge – ha concluso don Graziano con un’invocazione - facci sentire, o Signore, la melodia della speranza. Accogli Umberto tra le sue braccia. Facci ritrovare nella pienezza della gioia». La celebrazione è proseguita tra i canti liturgici e il momento dell’eucarestia.

Poi una zia ha letto una lettera, a nome dei familiari più stretti di Umberto. «Ciao Umberto, non siamo qui per dirti che ti amiamo, quello lo sai già. Siamo qui per ringraziarti. Per la tua vita pulita, piena di interessi. Ti concentravi sempre sulle cose positive. La scelta più bella che hai fatto è stata Sofia, la tua fidanzata. Lascerai un vuoto profondo dentro di noi. Sei stato sempre un figlio molto corretto. Abbiamo bisogno di te adesso, Umberto, aiutaci ad andare avanti. Queste sono le parole di chi ti ama. Ciao Umberto».

Rosario Padovano

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