Runner senza mascherina viene pestato a sangue: impariamo a rispettare le regole ma basta odio verso chi corre

PORDENONE. A Padova ne hanno aggredito e pestato uno. Correva, senza mascherina, col cane. Qui da noi si sono limitati ad appostarsi alle finestre, fotografarli ed esporli alla gogna dei social network.I runner, sino a ieri emblema del salutismo e, nelle ultime settimane, ridotti a propagatori di virus. Quant'è difficile, non oltrepassare quella linea di confine.
Non quella dei 500 metri, quella della ragionevolezza. È sbagliato pensare di essere soli al mondo, che scendere in strada a correre, pur soli, non costituisca una tentazione per gli altri; non induca a un comportamento emulativo che attiri in strada un piccolo esercito.È, altresì, sbagliato pensare che siano podisti o ciclisti, gente che attraverso la fatica riduce le possibilità di ammalarsi e infettare gli altri, la prima delle minacce da debellare.
CORONAVIRUS, I DATI
Fra 48 ore riapre l'Electrolux, simbolico primo passo verso l'era della convivenza col virus. Ecco, impariamo a convivere.Correre con la mascherina è scomodo, è vero, ma non si può passare vicino alle persone liberando goccioline di sudore o saliva nell'aria come niente fosse.Correre senza mascherina, da soli, in un campo è una delle pochissime certezze scientifiche che abbiamo: non contagia nessuno.Impariamo, dunque, a dare tutti il nostro meglio, in allenamento, nei luoghi e nelle modalità consentite, e dai divani.Non è odiandoci, che ne usciremo.
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