Rumori dalla Casini, ma non è reato: assolti

Si è chiuso il processo agli amministratori della ditta di Feletto Umberto partito dalle proteste dei vicini

TAVAGNACCO. Con i rumori della sua attività di lavorazione di metalli ferrosi, la “R Casini srl” di via Paderno, a Feletto Umberto, non commette alcun reato di disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone. Non sul piano penale, almeno. I suoi amministratori, quindi, vanno assolti dall’acusa che la Procura aveva loro contestato, con la formula «perchè il fatto non costituisce reato». Si è chiuso così il processo a carico di Roberto Casini, 72 anni, presidente del Consiglio d’amministrazione, e dei suoi figli Alessandro, 44, e Ivan, 47, entrambi consiglieri e tutti residenti a Udine.

La sentenza è stata pronunciata, ieri, dal giudice monocratico del tribunale di Udine, Paolo Lauteri. Il pm onorario aveva chiesto, invece, una condanna a 200 euro di ammenda l’uno. E il legale di parte civile, avvocato Giuseppina Iaria, del foro di Reggio Calabria, con cui si erano costituite sette famiglie, aveva quantificato il risarcimento del danno in 300 mila euro per ciasuna di loro.

A prevalere, alla fine, è stata la tesi della difesa, rappresentata dall’avvocato Francesco Longo, di Pordenone. «La Casini rispetta e ha sempre rispettato la normativa vigente in materia – ha sostenuto il legale – e ha anche dimostrato di avere investito moltissimo nella tutela dell’ambiente». Accento è stato posto anche sulla decisione di costruire le case così vicine allo stabilimento, presente già dai primi anni Ottanta. «La zona industriale e quella residenziale – ha osservato l’avvocato Longo – non possono essere confinanti. È la legge a prevedere un preciso limite acustico, una sorta di delta tra un’area e l’altra».

La battaglia dei residenti delle vie Cadore e Dolomiti è ultradecennale ed è stata combattuta a suon di esposti e raccolte di firme. Unite nel comitato “Vivi Tavagnacco”, un gruppo di famiglie aveva a più riprese lamentato condizioni di vita insopportabili: impossibile – a loro dire – anche soltanto sostare in giardino e fortissime le vibrazioni avvertite all’interno delle abitazioni. Del caso si era occupato anche il Comune di Tavagnacco. Dapprima, nel 2012, si era dato all’Arpa l’incarico di effettuare un’indagine fonometrica: la verifica all’interno di alcune abitazioni aveva permesso di appurare che l’intensità del rumore percepita a finestre aperte era pari a 17 decibel e a finestre chiuse 7 decibel, a fronte di un limite massimo previsto di 5 decibel. Poi, il sindaco, con provvedimento del 18 luglio 2013, aveva ordinato alla Casini «l’immediato abbattimento delle emissioni sonore inquinanti». La denuncia era arrivata subito dopo e aveva messo in moto la macchina giudiziaria. (l.d.f.)

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