Rubò stampe antiche: maxi risarcimento

Un trentottenne dovrà rimborsare al Comune 75 mila euro a rate. I furti ripetuti alla biblioteca Joppi di Udine risalgono al 2006

Udine 22/04/2011 Biblioteca. Libri di valore storico danneggiati e con pagine strappate. Copyright telefoto Ferraro PFP Photo Agency
Udine 22/04/2011 Biblioteca. Libri di valore storico danneggiati e con pagine strappate. Copyright telefoto Ferraro PFP Photo Agency

UDINE. Cinque anni fa aveva rubato, strappandole da una quindicina di volumi del XVI secolo, centinaia tra stampe e carte illustrate, ora per restituire il maltolto, deve versare a titolo di risarcimento 75 mila euro alla biblioteca civica “Joppi”.

Si chiude così la triste vicenda che ha visto protagonista Alessandro Zanot, insegnante, 38 anni, di Talmassons, lo stesso che nel febbraio 2006 fu sorpreso dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Venezia, all’interno della stessa biblioteca, con nove tavole doppie, per complessive 36 pagine di un testo antico “Esposizioni et introduttioni” del 1573, nascoste nei pantaloni. Altre sono state recuperate nella sua abitazione.

Arrestato con l’accusa di furto aggravato, l’uomo ha patteggiato la pena mettendo in conto che prima o poi avrebbe dovuto pagare il danno arrecato al patrimonio librario della biblioteca. Un danno patrimoniale ritenuto fin da subito dai bibliotecari di rilevante gravità. Basti pensare che una singola mappa del ’500 sul mercato dell’antiquariato può valere anche mille euro. E nell’abitazione dell’uomo le forze dell’ordine avevano rinvenuto centinaia di pezzi.

Nei mesi successivi al furto fu il direttore, Romano Vecchiet, a effettuare la perizia e a quantificare il danno in 102 mila 100 euro. Questa è la cifra pretesa dal Comune con atto di citazione notificato lo scorso 24 gennaio quando, nei confronti dell’insegnante, promosse un giudizio civile davanti al tribunale di Udine. Una somma ingente per il trentottenne, che all’epoca dei fatti aveva 33 anni, impegnato ora a rifarsi una vita per buttarsi alle spalle quel fattaccio. Ecco perché il suo legale Guido Jesu ha presentato all’amministrazione di palazzo D’Aronco una proposta transativa di importo ridotto, analizzata e accolta, nei giorni scorsi, dalla giunta Honsell e dall’avvocato Giangiacomo Martinuzzi.

Il Comune, infatti, ha accettato non solo di incassare 75 anziché 102 mila euro, ma anche di farlo a rate. Dopo una prima tranche di 20 mila euro, l’insegnante potrà pagare il suo debito in 23 rate da 2 mila 300 cadauna, più l’ultima di 2 mila 100 euro. La somma sarà utilizzata dalla biblioteca per restaurare e incollare le stampe nei volumi “mutilati”. L’uomo, infatti, era riuscito ad asportare diverse pagine dopo averle tagliate con un taglierino.

Oggi il problema è rincollarle nella loro sede originaria senza danneggiare i volumi antichi quasi tutti risalenti al XVI secolo, solo alcuni sono stati stampati nel secolo successivo. Considerato però che in alcuni casi non sarà possibile farlo, il direttore della biblioteca nel motivare il risarcimento spiega che «una parte della somma sarà destinata all’acquisto delle opere non più ripristinabili».

Il Comune, insomma, aspettava di incassare il risarcimento per autorizzare il restauro dei volumi antichi. Lo conferma il fatto che finora le pagine recuperate nell’abitazione dell’insegnante sono state conservate in biblioteca assieme ai volumi che, a loro volta, non sono più consultabili dal pubblico da diversi anni.

Si tratta per lo più di vedute di città venete, di carte geografiche e di disegni raffiguranti i segni zodiacali. Tra i volumi presi di mira, oltre a “Esposizioni et introduttioni” di Ruscelli, edito nel 1573, c’è anche “Tolomeo: la geografia”, che risale allo stesso periodo. Volumi preziosi consultabili solo su richiesta per lo più da studiosi, ricercatori e docenti universitari. Tant’è che per entrare in possesso delle carte illustrate, l’insegnante di Talmassons diceva di essere un professore universitario e chiedeva al personale della biblioteca “Joppi” di poter consultare testi soprattutto del 500 e del 600. Quando però il personale si accorse che in alcuni volumi antichi consultati dall’uomo mancavano alcune pagine, fu il direttore Vecchiet a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

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