Rubava in cassa, contabile condannata

Fiume Veneto, un anno a un’ex dipendente Mediaworld accusata di furto e appropriazione indebita: “spariti” 11.850 euro

FIUME VENETO. Una ex dipendente del Mediaworld di Fiume Veneto è stata condannata ieri dal giudice monocratico Iuri De Biasi a un anno e 900 euro di multa (sospensione condizionale della pena) e a 11.850 euro di risarcimento del danno alla parte civile (Mediamarket spa, titolare di Mediaworld). Francesca Preziosi, residente a Tricesimo, all’epoca dei fatti si occupava della contabilità. Era a giudizio per furto, appropriazione indebita, accesso abusivo a sistema informatico: le veniva contestata la sottrazione di un totale di 11.850 euro.

Secondo la ricostruzione accusatoria delineata nel capo d’imputazione per furto, si era impossessata della somma complessiva di 9.230 euro, sottraendola in diversi occasioni dalla cassaforte del Mediaworld, con l’aggravante di avere commesso il fatto con abuso di relazione di prestazione d’opera essendo dipendente e avendo l’accesso alla cassa, dal 14 agosto al 23 dicembre 2015. Quanto all’appropriazione indebita, per l’accusa l’imputata si era appropriata della somma di 2.620 euro di cui aveva il possesso in quanto incaricata di fare il versamento in cassa degli incassi giornalieri. Infine, l’accesso abusivo: secondo il capo d’imputazione, al fine di assicurarsi l’impunità, accedeva al sistema informatico che regolava gli accessi alla cassa (denominata “Glory”), resettando le password di due colleghi ed effettuando con i loro account operazioni di versamento.

Ieri, davanti giudice, è stata sentita la stessa imputata. Oltre a negare con fermezza le accuse ha precisato di non aver mai avuto bisogno di denaro, e ha sottolineato di essere sempre stata ben consapevole dei controlli che venivano eseguiti, lasciando intendere che mai avrebbe corso il rischio di commettere abusi vista la sostanziale certezza di venir subito scoperti. L’avvocato Roberto Pelos, del foro di Udine, nella sua arringa ha sostenuto che qualcuno poteva essersi impossessato della password della Preziosi per accedere al sistema: «La password era facilmente carpibile – ha affermato –. Lei non aveva bisogno di denaro, non sono mai state provate spese anomale, e sapeva perfettamente che venivano effettuati controlli, compreso l’audit: sarebbe stato un piano criminoso da dementi, tenendo presente tra l’altro che tutti sapevano che gestiva lei la contabilità. Ha lavorato 12 anni per l’azienda, con la massima correttezza, stava per diventare responsabile commerciale, il ruolo che sognava. Perché avrebbe dovuto correre il rischio di venire scoperta e licenziata, cosa che poi è avvenuta? Non c’è la prova che sia stata lei». Nel chiedere l’assoluzione per non aver commesso il fatto, Pelos ha rimarcato che l’imputata aveva deciso di affrontare il dibattimento, nella certezza di avere la coscienza pulita. A sollecitare la condanna sono stati invece l’avvocato di parte civile, Marco Dallavalle, e il Vpo Beatrice Toffolon.

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