Ritrovati i corpi di marito e moglie in un canale. Da Udine a Visco, gli altri drammi dopo una vita insieme

Nel 1999 l’omicidio-suicidio a Capodanno in via Cividale. A Tarvisio nel 2002 drammatica decisione di una coppia. L'ultimo caso ad Aquileia dove a trovare i corpi senza vita dei genitori è stato il figlio: da tempo la signora soffriva di problemi di salute che la costringevano su una sedia a rotelle
Un'immagine da Aquileia dove sono stati ritrovati i corpi senza vita di moglie e marito (Foto Katia Bonaventura)
Un'immagine da Aquileia dove sono stati ritrovati i corpi senza vita di moglie e marito (Foto Katia Bonaventura)

UDINE. Il male di vivere che sfocia nel sangue. La depressione e il dolore che tracimano, scivolando nella violenza. L’età che avanza, la paura di restare soli o di veder soffrire il compagno o la compagna di una vita. La mattinata del Capodanno del 1999 Virgilio Vismara, 66 anni, originario di Campolonghetto di Bagnaria Arsa, imbraccia il fucile da caccia regolarmente detenuto. Lo punta alla testa della moglie, Marisa Monopoli, sessantacinquenne, che dorme nel letto: non fa in tempo ad accorgersi di nulla, un unico colpo basta a ucciderla. Prima di rivolgere l’arma contro sé stesso e togliersi la vita, fredda anche Kira, la cagnolina che lo accompagnava nelle battute di caccia.



L’omicidio suicidio si consuma di prima mattina, nella casa dei coniugi Vismara, in via Cividale. Sopra la televisione un biglietto, con cui Virgilio spiegava i motivi del gesto estremo.

Con una pistola, una Glock semiautomatica calibro 9 acquistata il giorno prima, il trentenne Michele Bertoia uccide la cognata Samantha Comelli, ritenuta responsabile della crisi del matrimonio ormai al tramonto. Non un raptus, ma un atto ponderato quello che Bertoia mette in atto in una villetta di Visco, in una calda giornata del luglio di sei anni fa: dopo aver sparato tre colpi alla sorella della moglie, l’uomo si rivolge l’arma contro, togliendosi la vita con un proiettile che lo raggiunge alla gola. Nella sua casa di Zoppola i parenti trovano un vero e proprio testamento.

Il doppio suicidio di Aquileia richiama alla mente un altro fatto di cronaca che scosse il Tarvisiano nell’aprile 2002. Adriana Rivelli, 47 anni e del ferroviere Rocco Giuseppe Isaja, di un anno più vecchio, vengono trovati impiccati nell’appartamento di lui, con corde di nylon agganciate agli stipiti delle porte di due camere distinte.

La depressione ha armato anche la mano di Giorgio D’Odorico, 48 anni, originario di Portogruaro. Era da un paio d’anni in cura da uno psichiatra e, con la moglie Maria Grazia Fagotto, un anno più vecchia di lui, sceglie di trascorrere un periodo di vacanza a Ovaro, dove il fratello ha preso casa. Giorgio brandisce un coltello e sferra tre colpi a Maria Grazia, poi prende un cavo elettrico e si impicca, lasciandosi morire nel vuoto della tromba delle scale. Nel dicembre 2007 un altro dramma familiare, ad Attimis: Lino Giacomini, 52 anni, coglie la moglie Avina Scuor, 63, nel sonno. Le spara quattro colpi, uccidendola: poi, determinato a farla finita, preme il grilletto, compiendo il suo disegno.

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